Nei giorni scorsi, presso l’Università di Medicina di Lhasa, è stato inaugurato un Istituto di ricerca molto speciale. Dedicato allo studio di un’opera fondativa, scritta tra l’Ottavo e il Dodicesimo secolo, che illustra lo sviluppo nel tempo di questa scienza ma anche arte nell’altopiano tibetano e la sua enorme influenza culturale sulle regioni trans-himalayane e mongole: i ‘Quattro Trattati della Medicina tibetana’. Che in molti conoscono come ‘i Quattro Tantra’ o il ‘Blue Beryl’, con le sue 79 illustrazioni volute da Sangye Gyatso nel Diciassettesimo secolo.
Parliamo di un testo che rappresenta il livello più alto della medicina tradizionale locale (sowa rigpa) ma che – oltre alle conoscenze apprese da greci, persiani, cinesi e indiani – riflette anche la Storia, il sapere, la letteratura, l’arte e l’artigianato tibetano dell’epoca. Tanto da vederlo incluso sia nel registro internazionale della memoria mondiale dell’UNESCO, sia nell’archivio del patrimonio documentale cinese.
Un testo da studiare a fondo, per poter applicare i suoi insegnamenti alla pratica clinica e provare a migliorarne l’efficacia. Anche perché – essendo quella di Lhasa l’unica Università sino-tibetana dedicata alla Medicina locale, a lavorare dal 2023 in stretta collaborazione con il maggiore ospedale della Regione – gli oltre 2mila studenti usano i ‘Quattro Trattati’ come libro di riferimento. E siccome, dalla sua nascita nel 1989, l’Ateneo ha formato circa 8mila professionisti, il lavoro del nuovo Istituto potrà solo arricchire la profondità della loro preparazione. Anche grazie al contributo dei futuri ospiti, cioè degli esperti nazionali e internazionali che verranno chiamati a completare lo studio di questa opera che, forse, ha ancora molti segreti da svelare.