Continua il nostro percorso nella meditazione buddhista ed oggi vi parleremo delle diverse tecniche.
Le tecniche della meditazione buddhista differiscono a seconda dei tipi di Buddhismo. Si passa dalla concezione del corpo immaginario, diviso in sette chakra, immaginati come fiori di loto con impresse sillabe mistiche su cui concentrarsi, a espressioni e suoni da pronunciare e ascoltare.
A seconda che si parli di samatha o vipassana, vi sono tecniche differenti con peculiari finalità. Alla base però ritroviamo l’esercizio della consapevolezza del respiro: seduti, con la schiena dritta, seguite la sensazione del respiro che fluisce dalle narici verso il torace e l’addome. Concentratevi sul diaframma come punto specifico e non forzate nulla, liberate la mente e focalizzatevi sul respiro.
L’attenzione al respiro con la pratica diventa anapanasati, ovvero consapevolezza del respiro e dunque della vita che fluisce nel corpo. Un’inspirazione e un’espirazione consapevoli sono le chiavi per entrare nello stato meditativo puro. La meditazione buddhista non è rivolta esclusivamente ai seguaci del Buddha, ma è aperta anche ai laici. Si rivela adatta per chi voglia apportare un lungo e graduale lavoro sulla propria persona.
Smussando gli spigoli e armonizzando le forme della personalità, questo tipo di percorso può condurre a un migliore atteggiamento mentale e a una migliore qualità della vita. Per questo tipo di meditazione, fondamentale è la presenza di un maestro, in grado di guidare nelle difficoltà e indirizzare sul sentiero spirituale.
È il bodhisattva, colui che ha conseguito l’illuminazione e si propone di aiutare gli altri, rinunciando al nirvana. Vi sono svariati corsi di meditazione buddhista, spesso all’interno di istituti culturali.