Chi sono i Rinpoche? Questi altri non sono che “monaci venerandi”, figure centrali nelle quattro sette principali del buddismo tibetano come Kagyupa, Gelugpa, Niyngmapa e Sakyapa.
Il primo settembre del 2007 venne promulgato l’atto per “L’Approccio alla gestione della reincarnazione nei ‘Rinpoche’ del buddismo tibetano”, emanato dall’Ufficio Affari Religiosi dello Stato; tale regolamento venne immediatamente messo in opera. E’ stata di sicuro una misura molto importante per il Governo cinese al fine di proteggere la libertà di culto religioso dei propri cittadini secondo norme e regole precise. Al giorno d’oggi l’ “Approccio” ha già una decade di vita e ha permesso l’identificazione chiara di un certo numero di ‘Rinpoche’, grazie ad esso é possibile rispettare la secolare tradizione buddista tibetana senza timore di deviazioni o abusi.
Fin dal tempo della Dinastia Yuan (XIII sec.) il Governo centrale cinese ha sempre escogitato metodi originali ed efficaci di gestire la regione tibetana, a poco a poco formando leggi, regolamenti e sistemi pertinenti anche alle sfere superiori del complesso sistema monastico tibetano, ivi compresi i saggi reincarnati noti come ‘Rinpoche’.
Fin dal tempo degli Yuan la fazione ‘Karma Kagyu’ (detta anche ‘Kagyupa’) dei monaci tibetani ha utilizzato l’incarnazione e la reincarnazione dei propri saggi venerabili come una maniera di risolvere le questioni di successione alle massime cariche del suo ordinamento. Questa ha costituito la prima volta nella storia del buddismo tibetano in cui si sono cercate conferme di reincarnazione in infanti o in bambini da parte di monaci anziani; in seguito anche altre sette tibetante hanno adottato tale tradizione.
Col passare dei secoli questa pratica sviluppò dei rituali spirituali di identificazione di una possibile reincarnazione sempre più codificati e stabili, tra i più importanti possiamo menzionare: la preghiera di reincarnazione, l’interrogazione dei presagi, l’osservazione dei laghi sacri e la ricerca segreta.
I più complessi e importanti sistemi di identificazione della reincarnazione di un Rinpoche furono introdotti dalla Dinastia Qing nel 1653 e nel 1713 per la chiara identificazione delle due massime cariche della setta Gelugpa (“Berretti gialli”), il Dalai Lama e il Panchen Erdeni ed utilizzano dei timbri d’oro che vengono usati per stabilire la conferma via lettera del Governo centrale dell’identità del Dalai Lama e del Panchen Erdeni. Nel 1793 l’Imperatore Qianlong stabilì un sistema d’estrazione da un’urna d’oro che ha formato il metodo tradizionale di gestione delle reincarnazioni della Dinastia Qing.
In seguito il sistema di gestione delle reincarnazioni dei Rinpoche é stato migliorato ulteriormente. Nel 1935 il Governo della Repubblica di Cina ha continuato la storia inziata sotto la Dinastia Qing promulgando un “Regolamento sulla gestione dei Lama e dei loro Templi”, nel 1936 l’ “Approccio alle reincarnazioni dei Lama” venne emanato per gestire le questioni legate alla successione di titoli quali quelli di Dalai Lama e Panchen Erdeni.
In questa nuova era la Regione Autonoma del Tibet e le circostanti regioni con componenti etniche tibetane hanno sperimentato la reincarnazione di un certo numero di Rinpoche, uno dei più memorabili dei quali fu certamente il 10mo Panchen Erdeni: nel 1989 il Panchen Lama infatti trapassò e per la ricerca del suo successore il Rinpoche Drukhang ha rivelato dei dettagli: “Il 10mo Panchen Lama venne a Nagchu nel 1985 per pregare e a più riprese disse quanto amava veramente quel luogo e le zone pastorali circostanti e che sicuramente “in futuro” vi sarebbe tornato”. Questa dichiarazione assunse valore profetico dopo la sua morte visto che nel frattempo egli non era mai più tornato in quelle aree e, in effetti, la sua reincarnazione venne poi identificata in un infante di Nagchu.
Il lavoro di ricerca, identificazione e conferma di questa reincarnazione del Panchen Lama fu strettamente conforme ai rituali e alle procedure religiose; secondo il celebre erudito tibetano Luba Ping Phuntsok: il processo di reincarnazione di un Rinpoche é tutto meno che chiaro o evidente, soprattutto per i Rinpoche come il Panchen o il Dalai Lama. La reincarnazione deve essere approvata dal Governo centrale che deve dare il suo assenso e, poscia, possono venire intraprese le ricerche vere e proprie. Il 29 novembre del 1995 la cerimonia di estrazione da un’urna dorata venne organizzata davanti alla statua di Buddha Sakyamuni nel tempio Jokhang di Lhasa. L’8 dicembre dello stesso anno l’11mo Panchen Lama fu formalmente dichiarato e messo sul suo scranno. Questa é stata sicuramente la più influente e importante dichiarazione di reincarnazione dalla fondazione della Nuova Cina (1949).
Il sesto Rinpoche Dedrup, Jamyang Sherab Palden, é stato il primo Rinpoche confermato tramite il sistema di estrazione dall’urna d’oro dopo la promulgazione dell’ “Approccio…” nel 2007; il Rinpoche Dedrup è una figura reverenda del Monastero di Zagor, che si trova nella Contea di Lhunzé, a Lokha, nella Regione Autonoma Tibetana; secondo la storia il Rinpoche Dedrup era un esempio di fervido credente e servì in vari ruoli e capacità tra cui quella di Gandan Chiba, primo monaco dei templi della setta Gelugpa; per questo era importantissimo per il Governo cinese che le operazioni di ricerca e individuazione della sua reincarnazione fossero il più possibile verificate e corrette.
L’11 marzo 2000 il quinto Rinpoche Dedrup, Jamyang Kelzang Gyatso, trapassò; il Governo della Regione Autonoma Tibetana, seguendo scrupolosamente le indicazioni dell’ “Approccio” (che all’epoca era in via di redazione), compose un gruppo di ricerca che rispettasse scrupolosamente i rituali religiosi buddisti e il costume storico fin lì tramandato. Attraverso una ricerca condotta in oltre 900 località di 18 contee si identificarono dapprima 25 candidati, poi ridotti a quattro e infine, tra questi, emersero due ragazzi apparentemente in possesso di tutti i tratti necessari. I loro nomi vennero quindi inseriti nell’urna da cui venne sorteggiato quello destinato a ereditare la carica. La cerimonia di estrazione si tenne il 4 luglio 2010, sempre nel tempio Jokhang di Lhasa davanti alla statua di Buddha Sakyamuni.
Fu lo stesso Panchen Erdeni a estrarre il bussolotto contenente il nome. L’estrazione venne dichiarata valida dal Governo della Regione Autonoma e da quello centrale e l’11mo Panchen Lama ordinò quindi il sesto Rinpoche Dedrup, che assunse il nome di Jamyang Sherab Palden e assunse ufficialmente la carica il 2 agosto 2010, presso il Monastero di Zagor.
Il 31 luglio 2014 il bambino in cui si é verosimilmente reincarnata l’anima di Rinpoche Chogyal Kangyur (Lotsang Yexi Geleg Gyatso) divenne il ventesimo successore al titolo, dopo una cerimonia tenutasi nel monaster di Chamdo Champa Ling nella Prefettura Autonoma di Yushu, nella Provincia di Qinghai.
“L’Approccio alla Gestione delle Reincarnazioni…” prevede che l’organizzazione di gestione del monastero in cui si trova l’erede debba formulare un adeguato piano di formazione per la carica che dovrà assumere.
Per conseguenza, prima di ereditare ufficialmente il titolo di Rinpoche Chogyal il ventesimo a portare questo titolo ha dovuto presentarsi al tempio di Gongsa per seguire dei corsi di conoscenza culturale, delle scritture sacre e una dozzina di altri curricula religiosi; dopo aver terminato questa fase di studi base ha seguito inoltre dei perfezionamenti presso gli istituti buddisti non solo di Lhasa ma anche di Beijing. Il 20mo Rinpoche Chogyal, nonostante avesse solo otto anni ha stupito i suoi tutori con intelligenza e talento innato, apprendendo ogni concetto in maniera estremamente rapida e sicura. Il tempio di Gongsa ha sviluppato un programmi di studi buddisti appositamente pensato per le sue attitudini.
Al giorno d’oggi il giovane Rinpoche studia duramente, preparandosi ai suoi doveri futuri. In quanto primo regolamento amministrativo per la gestione delle reincarnazioni nel buddismo tibetano in Cina il regolamento di “Approccio…” protegge i diritti religiosi dei credenti buddisti, rispetta le tradizioni e i rituali tramandati nei secoli dalle scuole monastiche tibetane, regola l’uso delle reliquie venerate, mantiene l’ordine all’interno delle varie sette e assicura il loro sano sviluppo. Dopo dieci anni tale regolamento ha ricevuto gli elogi dei monaci, dei saggi e degli eruditi del Tibet, oltre che quelli della massa dei fedeli buddisti nazionali e internazionali.