Il Parasole (in sanscrito chattra, in tibetano gdugs) è comunemente interpretato quale simbolo della dignità regale e rappresenta il potere spirituale. Derivato dall’arte indiana antica, viene rappresentato in diverse forme e varianti.
Semplice o triplo, di seta gialla, bianca o anche multicolore, viene rappresentato aperto e abbastanza ampio da accogliere quattro o cinque persone. Otto nastri di seta multicolore o di un colore solo, ornati da frange, pendono dal bordo superiore.
Il significato simbolico del parasole deriva dalla possibilità che offre, in caso di maltempo o di sole eccessivo, di proteggersi, possibilità che da sempre è stata identificata come segno di ricchezza, propria delle classi sociali superiori.
Per questo è divenuto simbolo del potere e della regalità. Gli alti dignitari religiosi tibetani erano dotati di parasole di seta, impreziositi con ornamenti di diverso tipo; frequentemente, le massime cariche del lamaismo utilizzavano un parasole ricamato con piume di pavone. Il parasole, in un senso più strettamente iconografico-spirituale, simboleggia anche la compassione e la sua protezione di tutti gli esseri senzienti dal dolore, dalle malattie, dai veleni mentali e dall’ignoranza.
In definitiva, nel contesto degli otto simboli il parasole rappresenta il potere spirituale nel suo senso positivo; se affiancato ad altri emblemi quali, ad esempio, i Sette tesori del potere regale, questo simbolo vede il proprio significato trasposto dall’ambito mondano-temporale a quello spirituale, richiamando appunto concetti quali la protezione e la compassionevolezza.
I pesci d’oro (in sanscrito suvarnamatsya, in tibetano gser-nya) sono un simbolo religioso usato fin dai tempi più antichi. Originariamente in India si rappresentavano i fiumi sacri del Gange e dello Yamuna con dei pesci. I due pesci sono paralleli e si fronteggiano verticalmente o si incrociano lievemente, con le teste rivolte in differenti versioni verso l’alto o verso il basso.
In Tibet i due pesci d’oro si trovano rappresentati unicamente insieme agli altri otto simboli e non hanno un significato specifico. Solitamente vengono riprodotti su recipienti d’argilla o su anfore. Furono adottati sia nel Buddhismo che nel Gianismo in virtù del loro carattere benaugurante.
I pesci possono rappresentare il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte le sofferenze e il raggiungimento della liberazione, liberi nell’avere acquisito la consapevolezza della natura ultima, similmente ai pesci che nuotano liberi nell’acqua per loro propria natura.