TIBET: ECCO COME IL POTALA VIENE PROTETTO DAGLI INCENDI

Tutti noi abbiamo ammirato dal vivo – per i fortunati – o in video la bellezza architettonica dei templi buddhisti in Tibet, dei gioielli dichiarati Patrimonio Unesco. Tuttavia queste meraviglie create dall’ingegno dell’uomo, benché la loro possanza esteriore, nascondono un cuore, potremmo dire “di legno”, che è anche il loro principale punto debole. Accade infatti che in questi templi nascano dei grandi incendi che il più delle volte distruggono letteralmente il tempio.  Una tragedia non nuova ai tibetani che ancora oggi ricordano il più recente incendio divampato all’interno del tempio Jokhang, uno dei più importanti dello Xizang. In realtà questa è una problematica che accomuna il Tibet a tutto l’estremo Oriente dato che da secoli per le abitazioni ed i templi viene usato il legno. Basti pensare che il famoso castello di Naha, simbolo dell’isola di Okinawa è stato proprio distrutto da un incendio qualche anno fa. 

 

POTALA: UN PATTUGLIAMENTO H24 E CHILOMETRI DI SCALINI AL GIORNO

 

L’avvento dell’elettricità non ha aiutato, dato che basta qualche piccola scintilla a sprigionare un enorme fuoco tra i legni laccati dei templi, ma neanche il tradizionale utilizzo delle lampade al burro come tra le stanze del Potala ha mai aiutato ad arginare il fenomeno degli incendi. A testimoniarlo è il vigile del fuoco Champa Chophel, “anche la più piccola fiamma può essere catastrofica per il palazzo”. Nato a Lhasa, capitale della Regione Autonoma del Tibet, Champa Chophel è cresciuto ai piedi del Palazzo Potala ed è oggi il capo della caserma dei pompieri che protegge la struttura.

I vigili del fuoco pattugliano il palazzo per più di 10 ore al giorno, ognuno di essi cammina in media attraverso più di 25.000 gradini. Gli edifici del palazzo sono alti fino a 115 metri. All’interno degli edifici ci sono passaggi stretti e scale ripide e le impronte lasciate dai vigili del fuoco coprono quasi ogni angolo del palazzo. “Dopo la chiusura del palazzo nel pomeriggio, iniziamo le nostre pattuglie con il personale della direzione del palazzo. Ogni luogo deve essere coperto per non lasciare ignorato alcun pericolo potenziale”, ha detto Champa Chophel.

Costruito dal Re tibetano Songtsen Gampo (617-650) nel VII secolo e ampliato nel XVII secolo, il Potala è stato incluso nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1994 ed è una delle attrazioni turistiche più popolari del Tibet. Conserva una collezione di preziose scritture, documenti storici e preziosi cimeli, tra cui statue, dipinti e affreschi. Tuttavia, gli edifici principalmente in legno e pietra e le reliquie culturali contenute all’interno sono fragili. Nel corso della Storia, il palazzo del Potala ha subito diversi incendi, l’ultimo nel giugno 1984 a causa di un guasto elettrico. Il giorno dopo l’incendio, è stata istituita una squadra antincendio per proteggere il palazzo.

 

NESSUN INCENDIO DA ANNI

 

Grazie agli sforzi dei vigili del fuoco non è scoppiato nessun incendio da allora. Negli ultimi anni, i vigili del fuoco hanno adottato una serie di misure per garantire una migliore sicurezza, tra cui l’introduzione di un sistema per rilevare i cortocircuiti e la tecnologia di rilevamento del calore tramite sensori termici.

Champa Chophel ha detto che in passato i vigili del fuoco del palazzo facevano affidamento principalmente sull’acqua e terra, ma oggi, grazie anche alle nuove sostanze antincendio, sono pronti per offrire la massima protezione ai cimeli culturali. Considerando la struttura unica del palazzo e la sua elevazione, i vigili del fuoco dispongono di manichette antincendio che possono ridurre i tempi di risposta di almeno cinque minuti.

Come consigliato dai vigili del fuoco, migliaia di lampade a burro negli edifici principali del Palazzo Potala sono state spostate in una stanza speciale vicino al suolo diversi anni fa. Dopo aver prestato servizio nella squadra per circa 10 anni, Champa Chophel ha detto che la disposizione del palazzo è stata a lungo impressa nella sua mente e conosce l’ubicazione di ogni stanza, passaggio e attrezzatura. Ha detto che ha così familiarità con il suo ambiente di lavoro che sorvegliare il palazzo è come sorvegliare la propria casa. “Proteggerlo è diventata una seconda natura”, ha detto.