Tre le notizie “verdi” dall’Altopiano tibetano: i nuovi alberi di Lhasa, che ormai coprono quasi 12 ettari; l’energia da fonti rinnovabili – sufficiente a coprire i bisogni, oltre che della popolazione e di 16 province confinanti, di tre luoghi di Arte e Cultura di Pechino, e il primo Parco di energia all’idrogeno, in costruzione a Shannan nel distretto di Nedong.
Un rimboschimento di successo, quello intorno alla Capitale regionale e in altre 37 zone, anche grazie a un tasso di sopravvivenza degli alberi che ha superato il 92%. E un lavoro che coinvolge non solo le distese finora colpite dall’aridità e dalle tempeste di sabbia ma anche le città. Infatti, la sola Capitale ha visto finora il rinverdimento di oltre 1,3 milioni di metri quadri di cortili e l’aggiunta di più di 1,8 milioni di metri quadri di spazi verdi urbani. Che, insieme agli alberi, hanno portato Lhasa tra le prime città al mondo per qualità dell’aria.
Dal deserto alla foresta – come dicevamo ad agosto, quando parlavamo del magnifico lavoro delle ormai 2mila persone nella contea di Nanmulin. A cambiare notevolmente il paesaggio tibetano nel quale, oggi, a dominare non è più soltanto il giallo della sabbia o delle terre brulle.
In quanto ai luoghi di Cultura che, da questo 1° gennaio, avranno circa 15 milioni di kilowatt/ora provenienti da 13 impianti tibetani di energia verde, parliamo del Centro Nazionale per le Arti dello Spettacolo, della Capital Library e del Capital Museum. Cioè, tre istituzioni fortemente simboliche della diversa visione di Pechino, che – dall’essere una delle più inquinate città della Cina – solo nel 2024 ha ridotto le sue emissioni di anidride carbonica di oltre 4 milioni di tonnellate. E, questo, andando ad acquisire più di 5 miliardi di kilowatt/ora da fonti rinnovabili e contribuendo, così, allo sviluppo dei territori di produzione. Compreso il nuovo campione dell’energia pulita, il Tibet, dove quasi tutta l’elettricità è ormai green.
Infine, il Parco all’idrogeno – il primo di questo genere sull’Altopiano. Che, da questo settembre, dovrebbe produrre 300 metri cubi di ossigeno all’ora e in purezza. L’accordo tra l’amministrazione locale e la società cinese di tecnologia energetica rientra negli sforzi di abbandonare più e prima possibile il fossile a favore del giusto mix di rinnovabili. Un piano ambizioso, per un investimento di 4.6 miliardi di dollari soltanto nel settore dell’idrogeno e che – oltre alla regione tibetana – sta coinvolgendo tutta la Cina e la parte interna della Mongolia.