
Un piccolo “dream team” al femminile sta riscrivendo la storia dell’Altopiano
Come dicevamo a novembre, la scoperta continua: a 4500 metri e oltre sul mare, dove le temperature scendono anche di 20 gradi sotto zero, una squadra di cinque giovani donne della prefettura di Nagqu sta ultimando il quarto censimento dei reperti storico-culturali locali. Un lavoro da finire entro giugno 2026 e che – oltre a riesaminare i tantissimi reperti registrati durante la terza esplorazione – ne sta scoprendo molti di nuovi. Infatti, tra tombe antiche, monasteri buddhisti, pitture e incisioni rupestri, da fine giugno 2024 a oggi (cioè, in circa 230 giorni) questa piccola squadra è riuscita a coprire 50mila chilometri e 11 contee. Esplorando e catalogando 733 siti dei quali 402 inediti, per secoli mai visti da nessuno.
Cinque donne nate negli anni ’90 e che oggi stanno condividendo una missione: quella di documentare il patrimonio culturale di Nagqu in una vera corsa contro il Tempo e la Natura. Inserendo i dati invece di correre a riposare, per evitare un ingestibile accumulo, dopo una giornata di intensi raggi ultravioletti, aria rarefatta, forti venti e grandi differenze di temperatura tra giorno e notte. Senza dimenticare i pericoli del terreno, compresi i fiumi da attraversare e le scivolose acque dei ghiacciai in rapido scioglimento, e neanche le infezioni respiratorie durante gli scavi di siti antichi. E dovendosi a volte rifugiare in grotte che ospitano sì petroglifi millenari ma anche orsi.
Una squadra notevole per capacità e determinazione, in grado per esempio di esaminare in un solo giorno il monastero Xiarongbu – cioè, un complesso nato nel 1640, dedicato al Buddha Shakyamuni e che copre un’area di quasi 78mila metri quadrati. Cominciando dalla struttura e dallo stile architettonico, continuando con i reperti artistici (dai murali alle statue) e completando il lavoro con la mappatura aerea – compito, quest’ultimo, spesso ostacolato dalle tempeste di sabbia che rendono i droni inutilizzabili. Il tutto, sopravvivendo con soltanto dei noodles istantanei e una crema anti-congelamento, per arrivare al crepuscolo con la documentazione completa di ben 9 siti di interesse archeologico nell’area.
La loro scoperta più sorprendente finora è avvenuta nella contea di Nyima, in una grotta nella quale le pitture rupestri, oltre a delle danze rituali, raffigurano i primi trasporti su ruota: come aprire una capsula del tempo dopo 2mila anni. Infatti – oltre alla montagna sacra Nyenchen Tanglha, al lago più alto del mondo e ai quattro monasteri, compreso il Shodain governato dal Sera di Lhasa – la zona di Nagqu è rinomata per le sue grotte, ormai mete imprescindibili del turismo naturale e culturale nel Tibet. Come quella di Maimo, “il Santuario delle fate”, impressionante fin dai guardiani di pietra all’ingresso e piena, oltre che di meravigliose formazioni carsiche, di statue del Buddha e di diverse tracce (comprese le scale scolpite nella roccia) delle antiche civiltà sull’Altopiano.
Un patrimonio enorme e prezioso, che potrà essere protetto – e tramandato – ancora meglio anche grazie a queste cinque giovani donne.