LA VALLE DEL YARLUNG RITORNA FERTILE

  • by Redazione I
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  • 10 Set 2024
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LA VALLE DEL YARLUNG RITORNA FERTILE, Mirabile Tibet


Dopo la viticoltura, che sta segnando la ripresa rurale dell’altopiano, dalla Valle del Yarlung arriva un’altra buona notizia per l’agricoltura tibetana: la trasformazione delle “spiagge” di ciottoli lungo il fiume in fiorenti meleti. Con una produzione di circa 225 tonnellate di mele soltanto quest’anno e circa 1350-1800 nel 2026, destinate al mercato interno ma anche estero – a cominciare dal Nepal. Con il quale il Tibet ha già un notevole volume di scambi commerciali e i cui 15 distretti settentrionali di confine beneficiano già di un ampio programma di sostegno ai progetti locali di sviluppo sostenibile.

Tornando ai meli: parliamo di 30 ettari di alberi nani, irrigati a goccia e in sequenza raccogliendo l’acqua dal disgelo delle montagne vicine, in un’area soleggiata e con le variazioni di temperatura tra il giorno e la notte giuste per ottenere delle mele eccezionalmente dolci. Il tutto, in chiave sostenibile, circolare e di recupero del suolo. Infatti, man mano che gli alberelli crescono, la diminuita evaporazione favorisce la crescita dell’erba che, una volta raccolta, diventa un ottimo fertilizzante per una terra per di più arida e che, in questo modo, si arricchisce di materia organica. Non solo: le esigenze dei meleti stanno inevitabilmente stimolando il modo locale di fare agricoltura, laddove i contadini formati nei giusti metodi – dall’irrigazione e la potatura alla difesa dalla grandine o dagli uccelli – possono cominciare ad applicare quanto imparato nei propri orti e, attraverso la vendita dei loro prodotti, migliorare il proprio tenore di vita.

Vent’anni fa, i paesaggi rocciosi della Valle del Yarlung fornivano a malapena l’erba per le pecore e gli yak. Mentre i forti venti, soprattutto in primavera e in inverno, sollevavano la terra sabbiosa portandola – in quantità – nelle case delle persone. Non c’erano alberi o cespugli, non c’era fauna selvatica e, soprattutto, eccetta la pastorizia non c’era lavoro. Ora, i boschi di frassini, aceri e altre 35 specie di alberi agiscono come una barriera ecologica sia all’erosione del suolo, sia al verificarsi e all’impatto delle tempeste di sabbia – consentendo così anche l’aumento dei terreni coltivati. Quindi, del lavoro che non ha più bisogno di essere cercato lontano e di un presidio fertile di questa difficile, fragile e magnifica terra.