BREVE STORIA DEL BUDDHISMO

  • by Redazione
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  • 08 Giu 2020
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Chi era Siddharta? Da dove nasce il Buddhismo? Ed ancora, si può parlare di una suola scuola di pensiero? Tante sono le domande intorno questa affascinante dottrina di vita. Ma cominciamo dal principio.

Il Buddha, il cui nome era Siddharta Gautama, visse nell’India del Nord nel VI sec. a.C. La letteratura ritiene che egli nacque durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del capo del clan degli Sakya, il nobile guerriero Suddhodana, a partorire il primo figlio nella casa paterna, secondo la tradizione del tempo. Ma la tradizione vuole che la giovane non raggiungesse mai la casa e partorisse in un boschetto, mettendo al mondo colui che diventerà il Buddha. Sappiamo che Siddharta viveva nell’agio insieme alla mobilità e studiò per diventare un uomo di potere. Tuttavia, poco prima di compiere trent’anni il principe Siddharta incontrò delle persone che stavano vivendo l’esperienza della malattia, della vecchiaia e della morte, rimanendone molto impressionato e turbato. Allo stesso modo rimase profondamente ammirato dalla serenità mostrata da un saggio eremita.

Buddha l’Illuminato 

Siddharta cominciò quindi a realizzare come il mondo viveva nella sofferenza e precarietà ed abbandonò tutti i suoi agi, compresi gli affetti. Il fine del giovane Buddha era il seguente:  cercare una soluzione definitiva alle grandi sofferenze del mondo. Intraprese quindi un profondo cammino spirituale entrando in contatto con molti maestri e uomini di pensiero. Tuttavia ne rimase profondamente insoddisfatto. Siddharta cominci quindi a teorizzare una sua via personale, un “giusto mezzo” tra l’estremo ascetismo e una vita legata ai piaceri dei sensi. Fu come risultato di questa ricerca che una sera, all’età di trentacinque anni, meditando sotto un albero, poi conosciuto come l’albero della Bodhi o del Risveglio presso Bodhgaya (nell’attuale regione del Bihar, in India), il principe Siddharta raggiunse lo stato dell’Illuminazione, lo stato di completa e profonda saggezza, al di là di ogni sofferenza. 

Da quel giorno fu noto come il Buddha, il Risvegliato. Dopo l’Illuminazione il Buddha diede il suo primo insegnamento a Sarnath, noto come “Le Quattro Nobili Verità” che indicano la via per liberarsi dallo stato di sofferenza esistenziale propria dell’uomo, senza il bisogno di intermediari sacerdotali come i brahmani, ma attraverso un lavoro su se stessi. Da quel momento passò la sua vita ad insegnare come raggiungere il suo stato di Illuminato ad innumerevoli persone.

Il Buddha fondò anche una  prima comunità monastica a cui poterono accedere gli uomini e successivamente anche le donne, dato estremamente rivoluzionario nella società indiana dell’epoca, profondamente patriarcale.

La stesura dei sutra 

Il Buddha morì ad ottanta anni nel 480 a.C., a Kusinara, nell’attuale regione indiana dell’Uttar Pradesh. Alla sua morte egli non lasciò alcun successore. All’inizio mancava persino anche un Corpus Canonico codificato, e i discepoli diretti del Buddha si riunirono nel 473 durante il I Concilio indetto a Rajagriha per la durata di sette mesi per trasmettere ciò che avevano appreso direttamente da Siddharta. In tale consesso vennero esposti i sutra, ovvero i discorsi del Buddha così come ricordati dal discepolo a lui più vicino, Ananda, mentre la dottrina delle regole monastiche fu esposta da Upali, altro discepolo importante.

Il Secondo e Terzo Concilio: Nascono i canoni buddhisti

Nel 363 a.C., si tenne un secondo Concilio a Vaisali, città in cui i monaci avevano da tempo adottato delle pratiche dalla dubbia moralità. All’appuntamento accorsero i principali bonzi indiani e in questa occasione si decise di ratificare il Pratimoksha, un codice di comportamento che tuttora viene seguito dalla comunità monastica buddhista.

Altro momento fondamentale nella storia del buddhismo sarà il terzo Concilio indetto nel 245 a.C. a Pataliputra dall’imperatore Asoka Maurya, che sarà uno dei principali protettori del buddhismo in India. In tale concilio si cercò di frenare le emergenti tendenze scismatiche, che cominciavano a differenziare l’insegnamento e che un paio di secoli più tardi daranno origine a due scuole fondamentali: la scuola del cosiddetto Piccolo Veicolo o Hinayana e quella del grande Veicolo o Mahayana.

Infine all’incirca alla fine del primo secolo dopo Cristo, la comunità monastica che nei secoli precedenti si era formata e stabilizzata nello Sri-Lanka, redisse il Canone Buddhista in forma scritta Tale Canone in lingua pali , composto da tre parti o canestri (Tripitaka) ovvero quello dei discorsi (Suttapitaka), della disciplina monastica (Vinayapitaka) e della dottrina filosofica (Abhidharmapitaka) è rimasto integro fino ad oggi ed è accettato dalle scuole di tutto il sud-est asiatico ed è una base di comparazione per i resti del canone in sanscrito che nella sua interezza è andato perduto in seguito alle invasioni musulmane e alla distruzione dei monasteri e delle università monastiche buddiste come quella famosissima di Nalanda nel nord dell’India.

Il Buddhismo arriva in tutta l’Asia

A seguito della morte del Buddha, il suo insegnamento si diffuse in varie parti dell’Asia. Interessante è notare come la dottrina mutò da regione a regione assimilando gli usi e costumi locali e dando così vita alle varie tradizioni buddhiste. Queste si differenziarono tra loro per alcuni aspetti interpretativi dell’Insegnamento. Delle originali diciotto scuole, che formavano il così detto “Piccolo Veicolo” (Hinayana), oggi rimane attiva solo la scuola Theravada, che si è prevalentemente diffusa in Sri Lanka, Tailandia, Birmania, Cambogia e Laos.

All’incirca nel I secolo a.C. nacquero le tradizioni del “Grande Veicolo” (Mahayana), in cui vi è grande enfasi della figura del Bodhisattva, colui che dedica tutte le sue realizzazioni spirituali e le sue azioni alla liberazione della sofferenza di tutti gli esseri. Al “Grande Veicolo” appartengono le tradizioni Ch’an (sviluppatesi in Cina, Vietnam e Corea, le altre scuole cinesi (Terra Pura, Tientai, ecc.), le scuole giapponesi (Zen, Nichiren), nonché le scuole della tradizione Vajrayana (Via del Diamante, pronuncia vagiaraiana) diffuse in Tibet, Mongolia ed alcune regioni dell’attuale Russia.