L’ASCESA DEI TANG.

  • by Innocenzo Quinto
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  • 14 Lug 2017
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Secondo alcune fonti nacque a Gyama, l’odierna Gongkar, la capitale del regno fondata dal padre nella valle dello Yarlung a sud di Lhasa. Come detto, la data esatta della nascita è incerta, e se i tibetani la collocano tradizionalmente un anno prima della fondazione della dinastia Tang dell’imperatore cinese Gao Zu e perciò nel 617, altri studi approfonditi escludono categoricamente che sia nato dopo il 605 ed alcuni sostengono che la nascita risalga a prima del 595.

 

Era figlio del precedente re degli Yarlung, Namri Songtsen, che aveva creato un potente esercito e si era impadronito del Tibet centrale, e di Dringma Togo del clan degli Tsepong, che ebbero un ruolo determinante nell’unificazione del Tibet. Il Libro dei Tang riporta che divenne re nella prima adolescenza, l’età in cui, secondo la tradizione regale degli Yarlung, si sapeva già andare a cavallo, requisito essenziale per divenire sovrano, e salì al trono nel 629 dopo aver sconfitto i congiurati che gli avevano ucciso il padre.

L’ASCESA DEI TANG., Mirabile Tibet

Alcuni documenti scoperti nelle grotte di Dunhuang gli attribuiscono una sorella, Sad-mar-kar, che nel quadro dell’alleanza con il regno cinese di Zhang Zhung fu fatta sposare a quel sovrano, e due fratelli minori, uno dei quali fu accusato di tradimento e messo al rogo nel 641. Un secondo fratello, Tsen srong, entrò in conflitto con la sorella e fu costretto a fuggire nella zona occidentale dell’odierno Arunachal Pradesh, e divenne il progenitore della stirpe dei Khan Mongoli.

 

Il castello di Taktsé in cui era insediato, si trova tuttora nell’attuale contea di Chongye della prefettura di Shannan nel Tibet meridionale, nella zona della odierna Tsetang in prossimità del fiume Yarlung, ma nel 633 trasferì la capitale a Lhasa, a quei tempi una terra pressoché disabitata, che trasformò nella capitale dell’Impero, adornandola con bellissimi templi e palazzi, che negli ultimi anni sono stati oggetto di importanti opere di restauro architettonico da parte del Governo.

 

Sempre nel Libro dei Tang, Jiu Tangshu riporta che l’imperatore cinese Gao Zong, in segno di gratitudine per aver sconfitto un’armata indiana che minacciava la Cina, gli conferì alcuni titoli regali e gli fece preziosi doni, soddisfacendo le richieste del re tibetano di avere uova di baco da seta, torchi per fare il vino, personale specializzato nella manifattura di carta e inchiostro.

 

Furono importati in Tibet durante il suo regno prodotti artigianali e sistemi astronomici dalla Cina, la legge buddhista del Dharma e l’arte della scrittura dall’India, tesori dal Nepal e dalla Mongolia e modelli di leggi e di amministrazione statale dall’Uiguristan.

L’ASCESA DEI TANG., Mirabile Tibet

I ritrovamenti nelle grotte di Dunhuang, nell’allora Tibet nord-occidentale ovvero nell’attuale provincia cinese del Gansu, hanno portato alla luce la lista della genealogia degli imperatori tibetani, completa dei nomi delle loro mogli ed i clan di provenienza; secondo questi scritti Songtsen Gampo ebbe diverse mogli ufficiali.

 

La prima fu Trimonyen Dongsten, detta anche Mangza Tricham, figlia del re di Mang, un regno nella valle di Tolung che si trova nel nord dell’odierno Sikkim, che gli diede il primogenito Gungsrong Gungtsen attorno al 625. Per cementare l’alleanza con il regno dello Zhang Zhung, nel Tibet occidentale, prese in moglie una figlia del re, a cui diede in sposa la sorella Sad-mar-kar, un’altra delle sue mogli fu una nobildonna dei clan Minyak, che regnavano nello Xia occidentale, a nord-est del Tibet.

 

Sempre nella sua strategia di alleanze, Songtsen Gampo sposò poi, attorno al 624, la figlia del re nepalese di Licchavi, la principessa Khri b’Tsun, detta la dama reale (Bhrikuti Devi), e nel 641 la principessa cinese Wencheng, nipote dell’imperatore della Cina Taizong di Tang.

Queste due famose mogli gli permisero di stringere alleanza con il Nepal e soprattutto con la Cina, e di introdurre il buddhismo nel paese; per questo motivo sono tuttora venerate e vengono considerate entrambe la reincarnazione di Tārā, la divinità della compassione che in Tibet viene chiamata Dölma (sGrol-ma).

In particolare Wencheng è chiamata Dol-kar, la Dolma bianca, e Bhrikuti Dol-jang, la Dolma verde, che viene invocata dalle donne in auspicio di fecondità. Si narra che Wencheng fosse disgustata dall’usanza tibetana di dipingere i volti di rosso e convinse Songtsen ad abolire questa consuetudine.

 

Secondo gli annali cinesi riuscì anche a fare abbandonare le vesti tradizionali in uso presso la corte tibetana in favore di quelle più lussuose cinesi, e spinse la nobiltà ad inviare i propri figli a studiare nell’erudita capitale dell’impero cinese, che a quei tempi era Xi’an, nell’odierna provincia dello Shaanxi.

 

Sempre secondo gli annali tibetani, in seguito Songtsen strinse alleanza anche con il sovrano di Zhang Zhung, un regno che dominava il Tibet occidentale, e con l’aiuto delle sue truppe nel 627 fu in grado di portare a termine la conquista del regno qiang di Sumpa, situato nel Tibet del nordest, nella regione chiamata Amdo, che era già stato sconfitto dal padre di Songtsen e a cui aveva ceduto parte dei territori.

 

Sempre nel Libro dei Tang, Jiu Tangshu fa risalire al 634 l’invasione dell’impero di Tuyuhun da parte dei tibetani e dei loro alleati Zhang Zhung e alcune tribù qiang; questo impero era molto vasto e da molto tempo si disputava con i cinesi la supremazia del centro Asia.