Nel maggio 2015 Achok, terzo Budda Vivente del Monastero Tsannyi, nel Sichuan, è finalmente tornato alla sua Madrepatria dall’India dopo aver ricevuto il benestare del Governo, terminando così le sue peregrinazioni durate oltre mezzo secolo.
Nei due anni trascorsi dal suo ritorno Achok non solo é riuscito a guarire dall’afflizione alla gamba, grazie al trattamento medico adeguato, ma é anche tornato alla predicazione pubblica e ha tenuto con successo un incontro devozionale.
Degno di nota, inoltre é il fatto che egli sia un attivo promotore della protezione ambientale, ragion per cui incita i suoi credenti a piantare alberi, offrirsi volontari in progetti di igiene urbana e raccolta differenziata e in altre attività consimili.
Nel marzo 2017 Achok ha accettato un’intervista coi redattori del “Tibet Magazine” e del portale China Tibet Online nella quale si é soffermato sulle sue esperienze antecedenti e posteriori al suo ritorno in Patria.
Nel 1957 il giovane Achok lasciò la sua casa, all’età di 13 anni, per recarsi a Lhasa. Durante il viaggio si fermò per due mesi a Chengu, capitale della Provincia di Sichuan; in seguito, due anni dopo, iniziò la sua vita all’estero.
Nel corso di questo periodo Achok scoprì che l’intera Cina, tanto il Tibet quanto il resto del paese, erano poveri ed arretrati.
Nel 1978 il Governo centrale iniziò una politica di invito e accoglienza per i Tibetani residenti all’estero che desiderassero riallacciare i contatti con la Madrepatria e Achok approfittò di questa occasione per la prima volta nel 1982. Dopo cquesta visita egli capì che la Cina aveva già posto solide fondamenta per il proprio sviluppo e si avviava con serietà e fiducia insieme ad affrontare nuove, grandi sfide.
Nel 1987 ritornò in Patria di nuovo, questa volta rispondendo a un invito del Decimo Panchen Lama e tenne dei corsi all’Alto Istituto Buddista di Lingua Cinese Tibetana per un anno.
Questa volta sviluppò sentimenti più forti riguardanti lo sviluppo della Madrepartria.
“Visitai Beijing, Chengdu e alcune altre aree a forte presenza tibetana, comprendendo come il nostro paese avesse compiuto già considerevoli progressi in molti campi”.
Nel corso di un altro ritorno, nel 2012, Achok rimase stupefatto dal numero e dall’ampiezza dei cambiamenti che vide persino nella sua natale cittadina di Tsannyi e constatò come tutti i monaci che erano stati suoi studenti si fossero impegnati nella promozione della dottrina buddista predicando e istruendo vasti gruppi di fedeli.
Nonostante i lunghi periodi passati all’estero il cuore di Achok é sempre rimasto legatissimo alla Patria ed é stato sempre fortemente preoccupato per il suo sviluppo e il suo progresso.
Ritornare a venire coinvolto nelle attività del suo gruppo religioso nella terra dove nacque e crebbe da bambino é qualcosa che aveva sempre desiderato e che vide finalmente realizzato nel 2015 quando la sua richiesta di rimpatrio venne approvata e il suo esilio lungo 56 anni ebbe finalmente termine.
A causa di una brutta caduta occorsa durante un suo soggiorno in Nepal, Achok ha sofferto per anni dolorose conseguenze a una gamba, ma, dopo il suo rientro in Cina, il Governo Provinciale del Sichuan gli ha messo a disposizione le migiori cure grazie alle quali è stato possibile un graduale e costante miglioramento delle sue condizioni; la sua età avanzata ha rallentato i progressi ma, grazie alla sua salute altrimenti perfetta, i medici contano di poterlo vedere totalmente guarito entro poco tempo.
Compatibilmente coi tempi e le necessità del suo recupero fisico, Achok si dedica instancabilmente all’insegnamento, alla predicazione e alle pratiche devozionali, come ha riferito ai reporter più di una volta: “Dopo il mio ritorno a casa, sento che il mio principale dovere sia quello di servire la comunità dei fedeli”.
Quando aveva sei o sette anni Achok era solito rimanere nel suo villaggio natale almeno per un mese all’anno, adesso, molti decenni dopo, Achok, su richiesta dei fedeli ha tenuto un battesimo per l’Undicesima Divinità della Compassione e peril Chintachakra Tara della Longevità.
Tra i mesi di settembre e ottobre 2016 ha tenuto una cerimonia di ordinazine dove ha passato i Precetti Bhiksu a oltre 150 nuovi monaci.
“Le attività di culto buddista hanno ricevuto il pieno sostegno dei Governi della Prefettura di Aba e di quello della Contea di Hongyuan, giacché esse aiutano a soddisfare i bisogni religiosi e spirituali dei credenti, dando una attiva, concreta dimostrazione della libertà di culto presente nel paese”, rimarca Achok con soddisfazione.
Egli crede che un buon credente buddista debba praticare innanzitutto il precetto di non causare danno agli altri, attraverso la pratica di uno spirito altruistico, un concetto che ha interiorizzato attraverso la lunga pratica personale e la sua esperienza di vita.
“Chiedo sempre ai credenti di amare la nostra Patria, obbedire alle sue leggi e proteggerne i tesori culturali e naturali; attraverso queste regole si procurano sostanziali benefici etici, morali e una effettiva armonia sociale”.
In estate molte persone visitano le contee di Hongyuan, Aba e Zogye, nella Prefettura di Aba, ma spesso capita che esse soffrano a causa della grande altitudine e della frequenza dei guasti meccanici. Perciò Achok raccomanda ai suoi fedeli di aiutare attivamente turisti e visitatori, in modo da favorire il loro afflusso e da lasciar loro un gradevole ricordo della visita.
“E’ gratificante notare che dopo il mio richiamo molti villaggi del luogo hanno iniziato a organizzare squadre di volontari per aiutare i turisti vittime di incidenti o difficoltà”.
Durante le visite alla Prefettura di Aba i reporter hanno notato che spontaneamente i fedeli dimostravano la loro felicità e il loro attivo sostegno alle iniziative messe in campo da Achok dopo il suo rientreo e convenivano entusiasticamente con la sua dottrina ispirata al patriottismo, al rispetto della legge, al lavoro intensivo e onesto.
Nella cittadina di Tsannyi, descritta come una località turistica di pace celeste e armonia il capovillaggio Tsan Muga che ha gestito una locanda familiare per tutti gli ultimi tre anni ha dichiarato: “Dopo che il Budda Vivente Achok é tornato qui per vivere tra noi chi ha insegnato la dottrina del Karma; la nostra Patria ci ha fornito educazione, sanità, infrastrutture e un ottimo ambiente per investimenti e lavoro, per questo consideriamo nostro dovere ripagarla con gratitudine, sicuri così di garantirci una vita serena tramite il patriottismo, l’osservanza delle leggi e l’onestà laboriosa. L’anno scorso la mia locanda ha toccato il picco di settanta ospiti in una sola sera e ha garantito un introito di circa sessantamila yuan”.
Riguardo all’opera di promozione del Buddismo Achok ha dichiarato: “Al momento penso che la mia massima priorità debba consistere nelle riparazioni e nella manutenzione del Monastero di Tsannyi, specie del suo atrio principale e dei dormitori del monaci. Il Governo ci ha promesso massimo sostegno perciò voglio impiegarlo al meglio delle mie possibilità; un luogo dignitoso per le attività religiose é importante per il loro sviluppo armonioso, fornendo inoltre un posto sicuro e adeguato per la vita monastica. Inoltre attrarrà certamente altri turisti, visitatori e credenti, facilitando lo sviluppo del monastero stesso e la promozione della dottrina buddista.
Oltre alle attività religiose, dopo il ritorno in Patria Achok ha anche voluto venire coinvolto nelle opere di protezione ambientale. Questo non é stato un desiderio improvviso, visto che per tutta la vita ha provato reverenza e fascinazione nei confronti delle foreste, delle piante fiorite e dei corsi d’acqua cristallini che contraddistinguevano i paesaggi della sua infanzia.
Nel 1959, dopo essersi spostato all’estero, spesso ripensava alle montagne e ai fiumi delle sue terre natali, nel 1982, dopo il suo ritorno, Achok ha iniziato a diffondere idee di protezione ambientale sia ai suoi compagni monaci sia ai suoi seguaci e fedeli.
“Dobbiamo combattere la desertificazione attraverso il rimboschimento; il nostro monastero deve fare qualcosa a tal fine”, dichiara Achok, spiegando ai suoi fedeli il significato dell’opera di rimboschimento e mettendola in una prospettiva buddista: “Un monaco o una monaca devono integrare il processo di piantare giovani alberi e la cura degli stessi una volta piantati con le altre pratiche devozionali, per evitare l’impoverimento, il dilavamento del suolo e la sua trasformazione in terreno arido e volatile, per trattenere l’umidità e per migliorare il microclima, che porta benefici a piante, animali e infine anche all’Uomo”.
Attraverso la sua predica e il suo esempio molti monaci e moltissimi fedeli hanno iniziato a prendere parte a sforzi di rimboschimento e altre attività di protezione dell’ambiente.
Inizialmente alcuni monaci anziani avevano dubbi e scetticismo riguardo le possibilità di successo delle attività propagate da Achok, dubitando che solo attraverso la mobilitazione di massa si potessero ottenere i risultati sperati anche a causa della situazione economica allora non favorevole. Ma Achok li provò in errore diffondendo zelo ed entusiasmo per le iniziative e recandosi personalmente all’estero ad apprendere e diffondere poi al suo ritorno diverse avanzate tecniche di impianto arboreo ed arbustivo.