LA FIGURA DI GALDAN NELLA CULTURA TIBETANA

  • by Redazione
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  • 15 Set 2021
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Siamo nel diciassettesimo secolo, all’epoca del quinto Dalai Lama (soprannominato “Il Grande Quinto”) e del famoso imperatore cinese Kangxi, terzo della dinastia Qing. E’ in questo periodo che vive la figura di Galdan, il Khan degli Zungari. 

Gli Zungari erano una confederazione di varie tribù della Mongolia occidentale. La Zungaria coincideva in gran parte con l’attuale regione autonoma cinese di Xinjiang e si estendeva quasi fino alla Grande Muraglia Cinese. 

Inizialmente, Galdan non era destinato ad assumere il ruolo di Khan degli Zungari. La sua formazione fu quella di monaco buddhista. All’età di 7 anni infatti venne riconosciuto come reincarnazione di Bensa Tulku e affidato dalla famiglia alla guida del Panchen Lama e del Dalai Lama, entrando così in monastero. Passò vent’anni nel monastero di Tashilhunpo studiando le scienze tibetane: filosofia, astrologia, medicina, etc. Questo lo rese poi uno dei Khan mongoli più ben istruiti della storia. Ma come diventò Khan? 

Galdan era il quarto figlio del fondatore del Khanato Zungaro, Erdenu Batur, e la madre Yum Aga era una figlia di Güshi Khan, colui che unificò il Tibet centrale. Era così anche il discendente di Esen Taishi, il Khan oirato della dinastia Yuan del Nord che unificò i mongoli occidentali nel quindicesimo secolo. 

L’erede al Khanato Zungaro non era Galdan ma suo fratello maggiore Sengge. A rivendicare il titolo c’erano però i suoi fratellastri Tseten e Tsodba Batun, che assassinarono Sengge nel 1670. Quando la madre di Galdan andò ad informarlo dell’uccisione del fratello, Galdan abbandonò la propria carica di Lama per vendicarlo. 

Sconfiggendo i propri fratellastri, Galdan diventò Khan della Zungaria ed il Dalai Lama gli diede inizialmente il titolo Hogtaji (Principe Coronato), e successivamente il titolo di Boshoghtu Khan, il Khan Divino. 

A segnare il destino di Galdan fu il conflitto con i Khalkha della Mongolia Orientale. Alleandosi con i Russi, anche loro nemici dei Khalkha, scatenò una guerra che lo portò ad invadere il territorio Khalkha nonostante gli ordini contrari dell’Imperatore Kangxi e del quinto Dalai Lama. 

La suprema autorità del Buddhismo Tibetano in Mongolia, Zanabazar, sedicesimo Jebtsundamba Khutuktu, cercò invano di pacificare Galdan, anche con regali di testi sacri e di pezzi d’arte. Ciononostante l’invasione avvenne nel 1688 e Zanabazar insieme a 20 mila rifugiati Khalkha scapparono nella presente Mongolia Interna, cercando la protezione dell’Imperatore Qing. E fu così che i leader dei Khalkha – sotto l’autorità di Zanabazar che divenne nel frattempo il precettore spirituale dell’Imperatore Kangxi – si dichiararono vassalli dell’Imperatore Qing. 

Questo portò l’Imperatore ad intervenire con le proprie truppe contro gli Zungari, cosa che determinò la sconfitta di Galdan.  Nella battaglia di Ulan Butung (1690), a soli 350 Km a nord di Beijing, le truppe zungare furono sconfitte dai Khalkha aiutate alle truppe imperiali. 

La sconfitta definitiva avvenne nel 1696, vicino alla moderna Ulanbaatar. La battaglia vide la sconfitta delle truppe di Galdan e la morte di sua moglie. Galdan poi si toglierà la vita pochi mesi dopo, nel 4 Aprile 1967. 

Le mire espansionistiche di Galdan furono anche uno dei motivi di scontro tra l’Imperatore e Sangye Gyatso, Reggente del quinto Dalai Lama, che venne accusato non solo di aver nascosto la morte del Dalai Lama per molti anni ma anche di aver favorito l’espansionismo zungaro. 

La morte di Galdan segnò l’inizio della fine della Zungaria, che venne poi cancellata dalla storia tramite la sistematica distruzione dei testi che parlavano degli Zungari.