Dei grandi personaggi che hanno fatto la storia della religione tibetana, uno dei più importanti è certamente Lama Tzong Khapa.
Chiamato anche “Je Tzong Khapa”, viene ricordato primariamente come il fondatore della scuola Gelug, una delle quattro principali Scuole Tibetane, famosa per essere la maggioritaria ed avere come appartenenti personaggi come il Panchen Lama ed il Dalai Lama.
Tzong Khapa nacque nel villaggio di Tzongkha nell’Amdo (moderno Qinghai), in una famiglia nomade come figlio di padre mongolo e madre tibetana. Il padre servì anche come un ufficiale della dinastia Yuan.
Visse durante il quattordicesimo secolo. Già ai tempi di Lama Tzong Khapa il Buddhismo Tibetano era diviso in quattro scuole principali, di cui tre sono le stesse di oggi (Nyingma, Kagyu, e Sakya), mentre l’ultima scuola, quella Kadam, fu quella che lui riformò trasformandola nella scuola Gelug. Ma procediamo con ordine…
Tzongkhapa divenne un monaco novizio alla tenera età di sei anni. Quando ebbe 16 anni andò nel Tibet centrale per proseguire la sua ricerca spirituale ed i suoi studi. Negli anni successivi egli ricevere insegnamenti e trasmissioni da tutte le principali Scuole tibetane, anticipando così, per certi versi, la tendenza che sarà poi predominante secoli successivi con la corrente non settaria Rimé, in cui era usuale che si ricevessero insegnamenti da maestri di tradizioni differenti.
Del sistema Drikung Kagyu studiò la Mahamudra ed i sei Yoga di Naropa; del sistema Sakya studiò il Lam Dre di Sakya Pandita. Ebbe anche importanti insegnamenti dai lignaggi Nyingma e Jonang, quest’ultimo basato sul sistema tantrico di Kalachakra. Il suo guru principale però fu il Lama Rendawa, con cui studiò alcuni grandi classici del pensiero buddhista mahayana quali il Pramanavarttika, l’Abhidharmakosha, l’Abhidharmasamuccaya ed il Madhyamakavatara.
Ad avere un segno profondo nella vita di Tzongkhapa fu un celebre ritiro spirituale che fece della durata di 8 anni. Qui cominciò a frequentare un mistico, Umapa Pawo Dorje, che aveva visioni del Bodhisattva Manjushri, Buddha della Saggezza. Tzongkhapa utilizzò Umapa come medium, ed iniziò quindi a fare delle domande a Manjushri. Grazie ai frutti della sua pratica poi Tzongkhapa stesso iniziò ad avere visioni del Buddha della Saggezza, ed iniziò pertanto una comunicazione continuativa con tale entità, grazie al quale l’apprendimento di Tzongkhapa giunse a completamente. Da Manjushri, in visione, Tzongkhapa ricevette delle trasmissioni orali (lung), e tutta una serie di informazioni sulla pratica spirituale e sulla visione filosofica buddhista, in particolare per quel che riguarda la vacuità. Tali comunicazioni venivano poi condivise, per scambio epistolare, con il suo vecchio guru Rendawa.
Dal punto di vista filosofico, Lama Tzongkhapa si inserisce all’interno della tradizione Madhyamika, avendo come propri punti di riferimento principali Nagarjuna, Buddhapalita e Chandrakirti. Il fulcro della visione ontologica di questi maestri è che ogni cosa è vuota di esistenza intrinseca in quanto tutto è interdipendente. Tale visione, dominante nella scuola Gelug, viene definita Madhyamika Prasangika. Le sottigliezze del pensiero ontologico ed epistemologico di Lama Tzongkhapa sono però molto complesse e richiedono una trattazione a parte, che faremo in futuro.
Ci sono altri elementi per cui Lama Tzongkhapa viene ricordato. Uno di questi è il Monlam Chenmo, ovvero un Festival di Preghiera Annuale che divenne molto celebre, tanto da essere copiato anche dalle altre scuole tibetane. Ogni anno l’assemblea monastica di ogni scuola tibetana (Nyingma, Kagyu, etc) si incontra per recitare preghiere di buon auspicio per il beneficio di tutti gli esseri. Questi eventi, dovuti anche al fatto che tutti i più grandi maestri di ciascun lignaggio si incontrano in un unico luogo, sono diventati molto celebri ed attraggono spesso migliaia di pellegrini. Tale tradizione si origina proprio con Lama Tzongkhapa, e nel mondo di oggi buona parte di questi Monlam Chenmo vengono trasmessi anche in webcast.
Altra ragione molto importante per cui Lama Tzongkhapa deve essere ricordato è la fondazione nel 1409 del monastero di Gaden, uno dei principali monasteri tibetani, ed oggi abituale meta di visita dei turisti a Lhasa.
Ciò per cui Lama Tzongkhapa è però maggiormente ricordato, probabilmente, sono i suoi lavori sul Vinaya, il codice di condotta monastico. In Tibet infatti erano molto diffusi nelle altre scuole, soprattutto in quella Nyingma, degli approcci tantrici assolutamente incompatibili con lo stile di vita monastico; in queste vie si faceva utilizzo di pratiche sessuali, di bevande alcoliche, ed in qualche caso si praticava anche la magia nera. Tutte queste cose sono ovviamente incompatibili con il tipo di vista distaccata che deve fare un monaco, il cui voto principale è poi proprio quello di celibato.
Queste modo di praticare il Tantra veniva visto da Lama Tzongkhapa come una forma di degenerazione spirituale, ed il fulcro del suo insegnamento fu pertanto il Lam Rim, la cosiddetta Via graduale. Secondo Tzongkhapa non c’è nessuna contraddizione tra la via dei Sutra (basata sulla rinuncia e che ha il proprio apice nella via monastica) ed i Tantra, se correttamente praticati. Il percorso secondo Tzongkhapa deve essere graduale e deve essere fondato sulla rinuncia tipica della via dei Sutra; solo dopo si potrà praticare il Tantra, smorzandone pertanto le caratteristiche più estreme (che sarebbe meglio evitare, e che possono praticare legittimamente solo i maestri realizzati). In questo modo, Lama Tzongkhapa, approfondendo la via di Atisha, monaco fondatore del lignaggio Kadam, avrebbe mostrato come praticare il Tantra da monaci. Per questa ragione Lama Tzongkhapa è ricordato soprattutto per la sua opera di riforma, che ha poi successivamente avuto una profonda influenza su buona parte degli altri lignaggi.