L’aspro ed impervio altopiano tibetano culla della vita? Per gli studiosi sì. Tutto è partito dal ritrovamento straordinario ai piedi dell’Himalaya di un fossile di “rinoceronte lanoso”, che mostra chiari adattamenti a un clima freddo e dalle nevi perenni gia’ prima dell’inizio dell’Era Glaciale del Pleistocene (compreso fra 2,6 milioni e 11.700 anni fa).
La ricerca, coordinata da Tao Deng dell’Accademia delle scienze cinese, paleontologo di fama internazionale, ha messo in dubbio una verità data ben salda negli anni nella paleontologia: ovvero che i ‘megaerbivori’ del Pleistocene si fossero evoluti gradualmente, in Nord America ed Eurasia, e adattati al gelo dell’Era Glaciale da antenati che meno tolleravano il freddo. Tuttavia il ritrovamento tibetano di questo fossile di rinoceronte lanoso, ha messo nuovamente in dubbio questo dato.
Lo studio di Tao Deng propone infatti uno scenario alternativo: i freddi inverni himalayani potrebbero essere stati il teatro dove i titanici animali del Peistocene mossero i primi passi nel freddo, rendendo quindi l’altopiano tibetano una culla evolutiva di questi giganti dell’Era Glaciale. Secondo la ricerca, un indizio di quanto detto viene dal fatto che nell’area in cui e’ stato scoperto questo fossile sono stati trovati anche resti di altri animali che si erano adattati al freddo, fra cui un leopardo delle nevi, una pecora blu e un antilope tibetana.
UNA FORESTA TROPICALE SUL TETTO DEL MONDO?
Ma il Tibet non è sempre stata questa terra selvaggia. Circa 47 milioni di anni fa, l’area dell’altopiano del Qinghai-Tibet era infatti coperta “da una foresta lussureggiante e ricca di acqua e prati”, come confermato dal paleontologo Su Tao. Anche questa volta sono stai i fossili a darci una traccia. Gli esperti sono arrivati a questa conclusione dopo aver recuperato nel bacino di Baingoin, nella contea cinese della prefettura di Nagchu nella Regione Autonoma del Tibet, ad un’altitudine di 4,850 metri, di alcuni fossili che hanno confermato la presenza di antiche foreste subtropicali nella regione.
Come dichiarato all’Ansa da Zhou Zhekun, esperto del Giardino Botanico Tropicale di Xishuangbanna e uno degli autori della ricerca, i risultati ottenuti riescono a produrre nuove prove legate allo studio della storia evolutiva della biodiversità e dell’evoluzione della topografia e del paesaggio sull’altopiano. Ma gli studi per confermare questa tesi sono solo agli inizi. Questi sono inscrivibili all’interno dei dati raccolti durante la seconda spedizione scientifica completa sull’altopiano del Qinghai-Tibet, lanciata dalla Cina nel giugno del 2017, ben 40 anni dopo la prima. La missione, durerà un tempo stimato tra i 5 e i 10 anni, prevede studi e ricerche che riguardano i ghiacciai, la biodiversità e le trasformazioni ecologiche dell’area, oltre al monitoraggio dei cambiamenti climatici. Insomma, il Tibet sempre più culla della vita!