Barkhor Street, cuore commerciale di Lhasa. Anche qui, in un dedalo di vicoli e colori, tra venditori di oggetti artigianali e fedeli che si prostano a terra nel loro rituale pellegrinaggio verso il Potala, è arrivata la rivoluzione digitale. I pagamenti attraverso smartphone sono all’ordine del giorno, ma sono solo la punta dell’iceberg.
“Sicuramente il digitale sta portando molte opportunità”, dice Tsowang Drolma, un imprenditore che ha aperto un innovativo canale di commercio online del famoso incenso tibetano. “Il Tibet è nell’immaginario collettivo un luogo mistico, segreto, spirituale ed inaccessibile. Ma bisogna capire che non siamo più il regno eremita, anzi, la digitalizzazione è nostra alleata. Tradizione end innovazione possono convivere e l’una può supportare l’altra”, ritiene Tsowang Drolma.
L’e-commerce è sicuramente uno dei settori chiavi dove il digitale ha fatto breccia. Oggigiorno prodotti locali tibetani come carne di yak o incenso, indumenti e gioielli, tutti rigorosamente tradizionali, vengono venduti attraverso le piattaforme di commercio elettronico. Con grande incentivi per l’economia locale. Persino l’oggettistica sacra ha trovato spazio nei canali e-commerce. Basti pensare che i thangka prodotti in Tibet sono sold-out in Giappone. Così comete tradizionali e variopinte coperte in lana di yak sono un must nel mercato nord americano e coreano. “Attraverso l’e-commerce siamo riusciti ad esportare un pezzetto di Xizang anche fuori dalla Cina”, ammette Tsowang Drolma, “con benefici per produttore e consumatore. Chi produce ovviamente può accedere ad un mercato ben più ampio rispetto a quello locale, mentre chi compra avrà la certezza di un prodotto 100% tibetano ed autentico”, conferma l’imprenditore.
DA LHASA ALLA MONGOLIA, QUANDO I MONACI SONO HI-TECH
La rivoluzione digitale investe anche il Buddhismo tibetano. Negli ultimi anni semplici monaci, ma anche alte sfere del clero lamaista, da Lhasa fino a Pechino per passare in Mongolia, sono approdati sui social network come TikTok o WeChat. Un trend che è decisamente aumentato durante l’anno pandemico e non smette di arrestarsi neanche nel 2021, nonostante il forte dibattito e conflitto generazionale in seno al buddhismo lamaista stesso. Da una parte abbiamo infatti giovani monaci più aperti verso il mondo che spingono per abbracciare questa socialità 2.0., dall’altra monaci più anziani che guardano con riluttanza al mondo digitale. Oramai non è inusuale vedere membri del clero buddhista armati di smartphone. “Applicazioni come WeChat sono oggigiorno indispensabili anche per noi”, afferma il monaco Jamyang Palden, 34 anni. E la popolarità di social network come quello proposto dal colosso Tencent deriva in primo luogo dalla facilità d’uso di questi e dall’utilizzo delle funzioni fintech, oramai ovunque anche nello Xizang. Tuttavia, cosa ben più importante è che “queste applicazioni ci permettono di rimanere in contatto con i nostri ‘colleghi’ di altre province e nazioni”, sottolinea Jamyang.
In realtà una delle spinte principali per l’ingresso social dei prelati lamaisti sta avvenendo proprio grazie alle persone comuni. “Con l’arrivo della pandemia abbiamo assistito ad una maggiore richiesta di studio dei testi sacri da parte di normali cittadini. Alcuni sono fedeli, altri solo simpatizzanti per le parole del Buddha, altri ancora non credenti, ma curiosi degli insegnamenti. Ritengo sia nostro dovere soddisfare anche le domande dello spirito”. Ecco quindi che da marzo 2020 le interazioni social da parte dei monaci sono aumentate. Su WeChat vi sono addirittura mini programmi a tema lamaista che sono delle vere proprie teaching lesson a sfondo buddhista. E le interazioni sono cresciute giorno dopo giorno. Fondamentale anche l’avvento delle piattaforme livestreaming. Su Kuaishou o Taobao live va in onda sostanzialmente di tutto.
DRONI CONTRO IL BRACCONAGGIO E BIBLIOTECHE DIGITALI
In arrivo anche biblioteche “sacre” digitali ed online. Fruibili da tutti. Sia da “laici” studiosi che da monaci. Il progetto è nato qualche anno fa e promosso dal governo di Lhasa. La missione? Salvaguardare e conservare al meglio antichi manoscritti conservati nei monasteri, ed inoltre permettere a tutti, soprattutto agli studiosi di tibetologia e buddhismo, di poter leggere gratuitamente in una enorme banca dati digitali da ogni parte del mondo, i testi in questione. Il risultato è stato un successo con accessi certificati anche da istituti europei end americani, oltre che asiatici.
Tuttavia la rivoluzione digitale ha investito anche un altro importante settore. Quello della tutela ambientale. Dal monitoraggio dei ghiacciai perenni sulle vette himalayane, dalla semina di nuove piante per il programma di rimboschimento provinciale, fiananco alle “ronde” nei parchi naturali per monitorare il fenomeno del bracconaggio, i droni stanno avendo un ruolo importantissimo. Grazie a telecamere HD e controllo da remoto tramite IA, droni di nuova generazione hanno facilitato di molto il compito dell’uomo, dando anche un forte segnale di svolta nei confronti di alcune politiche.
ORA ARRIVA ANCHE OFFICE IN TIBETANO
L’ultima frontiera è stata a fine ottobre il lancio di una versione tibetana di WPS Office, una suite software simile a Microsoft Office. L’obiettivo è di promuovere l’informatizzazione sia degli uffici che delle scuole utilizzando esclusivamente la lingua tibetana. Il software in questione presenta diverse funzioni tra cui quella di traduzione multilingue, un font tibetano sviluppato dall’Università del Tibet e più modelli di composizione e trascrizione, sempre in tibetano.
È disponibile anche la funzione di conteggio parole. Il progetto è realizzato sotto la guida dell’Ufficio regionale all’Economia e all’Informazione. Li Weidong, un funzionario del dipartimento, ha affermato che lo sviluppo e l’applicazione della versione tibetana dell’Ufficio WPS sono di grande importanza per conservare e modernizzare la lingua tibetana, poiché promuove lo scambio e l’integrazione di tutti i gruppi etnici in Tibet e trasmette la cultura etnica tradizionale unica.