LA RIPRESA RURALE TIBETANA PARTE DALLA VITICOLTURA

  • by Redazione I
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  • 25 Ago 2024
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LA RIPRESA RURALE TIBETANA PARTE DALLA VITICOLTURA, Mirabile Tibet


Nella pittoresca contea di Sangri della prefettura di Shannan (Lhoka), a circa 3.600 metri di altitudine, la coltivazione dell’uva sta non solo riscrivendo la storia dell’agricoltura moderna tibetana ma anche emergendo come un “catalizzatore” della ripresa rurale.

Un percorso cominciato nel 2011, grazie alle impareggiabili condizioni geografiche e climatiche della Valle del Yarlung. E un “lavoro di squadra”, iniziato con una vendemmia sperimentale nel villaggio di Tharma, che ha visto la collaborazione tra il governo della contea, le imprese locali e i ricercatori dediti allo sviluppo sostenibile della Regione. In 3 anni, il progetto era pienamente operativo e, oggi, Sangri vanta una superficie di coltivazione di 566 ettari. Le proiezioni per il 2024 indicano una resa di 3.400 tonnellate e 1,13 milioni di bottiglie di vino, per un valore totale di 229 milioni di yuan (319mila dollari).

Secondo Yang Cheng, responsabile delle vendite presso Rongshun Pazu Manor Co Ltd – azienda dedicata alla piantagione e alla produzione di vino – “l’abbondanza di luce solare, le significative differenze di temperatura tra giorno e notte, il clima secco e il terreno che trattiene il calore favoriscono la crescita dell’uva; l’elevata altitudine e gli eventi storici di condizioni meteorologiche avverse, come le tempeste di sabbia e la grandine, rappresentano altrettanti ostacoli da affrontare”. E parliamo di un’azienda che, fondata nel 2017, ha saputo integrare coltivazione, fermentazione, mostre e turismo vitivinicolo. Con un’area di fruttificazione di 267 ettari, dalla quale ha raccolto più di 1.000 tonnellate di uva e prodotto 667mila bottiglie tra il bianco secco, il rosso secco, il semi-dolce, il dolce e il vino di ghiaccio – tutti elogiati dalle pubblicazioni internazionali del settore.

Oltre al guadagno, la creazione delle piantagioni ad altitudini ultra elevate ha prodotto anche altri benefici. Come la formazione di quasi 2mila persone e 625 famiglie nei 10 villaggi circostanti, l’offerta di 60 tipi di lavoro e la crescita dei redditi locali, senza dimenticare lo sviluppo dell’agro-intrattenimento oppure del turismo dell’uva e della raccolta.

Chodron, una laureata di 23 anni della località di Rong nella contea, ne parla come di un’esperienza trasformativa. Inizialmente spinta dalla curiosità, Chodron ha infatti scoperto le complessità e le sfide dell’agricoltura, acquisendo un profondo apprezzamento per la fatica e le responsabilità che questo lavoro comporta. Tant’è che le sue aspirazioni ora includono la promozione dell’industria locale dell’uva, la sua espansione e il contributo all’economia. “Dalla cura delle piantine alla concimazione, l’irrigazione, la diserbatura, la raccolta e la successiva lavorazione, ogni passaggio richiede una cura meticolosa che richiede molto tempo ed energia”. “Il mio sogno è di coltivare le migliori uve nella mia città natale, produrre il vino più pregiato e consentire a più persone di assaporare il Sole degli altopiani”.