Fino a 70 anni fa, quello di Golog nell’altopiano Qinghai-Tibet era un ambiente difficile. Di montagne ripide, grandi praterie e una temperatura media annuale di -4 gradi Celsius, dove la popolazione poteva vivere solo di pastorizia e affrontare lunghi viaggi a cavallo per ottenere in cambio dei propri prodotti il resto necessario per vivere. Ma, 70 anni fa, Golog diventava una ‘prefettura’ – e questo diverso status amministrativo avrebbe portato dei cambiamenti davvero significativi.
A cominciare con il passaggio dall’insediamento stagionale a quello stanziale, di residenza stabile al posto del nomadismo pastorale – tant’è che, oggi, Golog conta una popolazione di 222mila persone e 205 fattorie tra quelle di agricoltura ecologica e quelle di allevamento. Che, insieme al turismo, hanno portato nel 2023 il PIL della prefettura a 6,7 miliardi di yuan (più di 945 milioni di dollari) – cioè, quasi 1.000 volte il reddito locale del 1954.
Come sia stato possibile? Con oltre 13mila chilometri di strade, alcune superstrade e un aeroporto (quello di Maqin), costruiti negli ultimi anni attraverso il permafrost e scavando gallerie nelle montagne. Un lavoro immane viste l’altitudine e le condizioni, ma che ha permesso altri due grandi cambiamenti: il ritorno nelle terre natie dei giovani che stavano cercando un futuro altrove e la nascita delle scuole, per secoli inesistenti.
Così – con il sostegno della città di Shanghai, nell’ambito di un più ampio programma di sostegno da parte di realtà con maggiori possibilità economiche – una popolazione lungamente esclusa dall’istruzione ha cominciato a costruire edifici scolastici, biblioteche e persino campi sportivi per i ragazzi. Solo negli ultimi 12 anni, quasi 4 miliardi di yuan sono stati investiti in 135 scuole di vario ordine e grado. Con due ulteriori conseguenze importanti: il tasso zero di abbandono scolastico raggiunto dagli studenti delle famiglie uscite dalla povertà assoluta grazie all’agricoltura, alla zootecnia e al turismo e la risoluzione della “storica” questione dell’esclusione dall’istruzione. Così entusiasmanti come risultati da ispirare ai giovani tibetani un diverso progetto di vita: quello di continuare la loro formazione nelle Università fuori dalla prefettura per poi tornare a Golog come insegnanti. Oppure come piccoli imprenditori, per dare una mano allo sviluppo delle loro comunità – e come non pensare ai nostri territori abbandonati, dalle aree interne al Mezzogiorno, colpiti dallo spopolamento e dalla desertificazione…
Un’esperienza per certi versi simile a quella della contea di Medog, che abbiamo già avuto modo di scoprire. Parole-chiave? Infrastrutture, Scuola e Lavoro. Con un po’ di investimenti centrali e un po’ di impegno locale, a creare un futuro possibile per territori e persone.