UNO SGUARDO OBIETTIVO SULLO SVILUPPO TIBETANO

Si dovrebbe dire che la Cina popolare piuttosto che negare i diritti umani sia stata portatrice di diritti umani primari (nutrirsi, vestirsi, curarsi). Un primo diritto umano è quello della vita. La speranza di vita è balzata dai trenta anni di prima del 1959 ai 68,2 anni attuali. Nonostante il livello record della Cina per avere sollevato circa settecento milioni di persone dalla povertà assoluta, in Tibet ci sono oltre trecento mila abitanti sotto il livello di povertà. Chi altri se non il governo Centrale di Pechino può occuparsi del problema? Parliamo di dati.

Il tasso di analfabetismo che negli anni cinquanta superava il 95% ora è ridotto allo 0,57% nelle nuove generazioni. 608.500 sono gli studenti che studiano in ogni ordine di scuola. Nel vecchio Tibet non c’erano scuole in senso moderno, oggi ci sono ben quattro Università. Per l’ammissione nelle Università i tibetani etnici necessitano di un punteggio inferiore a quello degli han. Sono inoltre favoriti nelle tasse scolastiche.

22.016 yuan è il reddito  disponibile pro-capite all’anno per la popolazione urbana. Un grande gap c’è con la popolazione rurale che ha un reddito medio di 7.359 yuan. Questo gap è per altro in linea con quanto succede su tutto il territorio cinese, dove le differenze di reddito sono soprattutto orizzontali, geografiche più che verticali. Il 15% della popolazione è povero ma solo tre distretti della regione appartengono ai 63 più poveri della RPC. Un Fondo per la riduzione della povertà nel Tibet sviluppa programmi per lo sviluppo sociale.

Risorse naturali e ambiente

Il governo cinese ha tutelato in modo particolare le risorse naturali di un territorio che conta su fonti d’acqua decisamente superiori alla media nazionale: 439 miliardi di metri cubi d’acqua. Basti citare che il plateau tibetano, insieme alla Provincia del Qinghai è l’origine del Fiume Giallo, dello Yangtze, del Mekong mentre il Monte Kailash è la fonte dell’Indo, del Brahmaputra, del Gange e del Sutlej. Il Tibet è dunque anche importante per le sue risorse strategiche. 441.700 di prateria naturale, 14,72 di ettari di foresta, il 33,9% del territorio coperto da riserve naturali fanno del Tibet una delle regioni più tutelate dal punto di vista naturalistico dell’intera Asia e un’importante barriera ecologica per la Cina. La regione è una delle zone al mondo a maggiore concentrazione di biodiversità, rendendo molto importante il suo stato ecologico. In Tibet sono presenti 125 specie selvagge protette e 150.000 antilopi e 40.000 yaks selvaggi. 441.700 ettari di terre coltivabili assicurano una buona base per l’autosostentamento.

Sommersione etnica

La Regione Autonoma del Tibet è stata creata cinquantuno anni fa. Ha 4.000 chilometri di frontiera, un sesto dell’intera Cina che già dice molto sull’importanza strategica della regione come barriera storica contro le invasioni straniere. L’altitudine media è sui 4.000 metri con una densità di ossigeno pari al 60% rispetto alle terre pianeggianti. Questa è anche una delle ragioni per le quali i cinesi han non sono mai stati particolarmente propensi a trasferirsi sull’altipiano nonostante le accuse di “sommersione etnica” fatte periodicamente dal governo tibetano in esilio.

In Tibet vivono 3,176 milioni di abitanti di cui poco più del 4% di etnia han (ovvero cinesi propriamente detti) rispetto all’1,2 milioni dei primi anni cinquanta. Il governo cinese, negatore dei diritti umani a sentire il mainstream occidentale, ha moltiplicato gli abitanti del Tibet mentre l’Impero del Kaos e i suoi alleati hanno provocato milioni di morti (negando dunque il primo dei diritti che è quello alla vita) in Irak, Siria, Libia e ovunque siano intervenuti.  Nei primi anni del nuovo secolo il tasso di crescita della popolazione tibetana compresa quella al di fuori del TAR era superiore del 100% rispetto al 1951; il tasso di mortalità infantile è crollato dal 430 per mille al venti. Non si vede, dunque, nessuna sommersione etnica del popolo tibetano e nessun genocidio di cui parla l’informazione mainstream. L’aumento della popolazione tibetana sarebbe addirittura scarsamente sostenibile secondo uno studio dell’Accademia delle Scienze e potrebbe comportare disastri ecologici. Vi è una discriminazione positiva verso i tibetani che, infatti, non sono soggetti alla politica del figlio unico per altro in via di superamento in tutta la Cina.  E’ vero che durante i primi periodi della Repubblica Popolare molta gente di etnia han fu incoraggiata a stabilirsi nelle regioni di confine ma è anche vero che dopo gli anni settanta la percentuale di residenti han è andata stabilizzandosi se non diminuendo. Il 95,74% degli abitanti del TAR sono dunque tibetani o fanno parte di gruppi etnici minoritari da sempre residenti in Tibet.  Alcuni di questi gruppi etnici religiosi erano perseguitati ai tempi del Dalai lama. D’altra parte la prima cosa che hanno fatto nel 2008 i gruppi violenti è bruciare la moschea di Lhasa frequentata da gruppi che storicamente risiedevano nella regione.

306.533 sono i membri del Partito Comunista in Tibet nel 2014 (il 10,22% della popolazione); 6.000 le organizzazioni di partito. Ventuno sono i legislatori o deputati dell’Assemblea Popolare Nazionale ovvero il Parlamento cinese di cui, occorre dire, il Dalai Lama fu vicepresidente prima di fuggire in India. 445 sono invece i rappresentanti nelle assemblee cinesi di cui il 68% di etnia tibetana o di altre minoranze. Pressappoco la stessa percentuale, il 70,95%, si registra tra i 59.336 funzionari  statali. I quadri dirigenti sono per l’80% tibetani.

La religione è protetta: 46.000 sono i monaci e le monache. 1.787 sono i siti religiosi e 358 sono i Buddha viventi. Sono presenti inoltre quattro moschee e una chiesa cattolica.

Sviluppo economico

Il PIL rispetto a cinquant’anni fa si è moltiplicato di 281 volte, dati del 2014, pari a novantadue miliardi di yuan. 111,97 sono i miliardi di yuan d’investimenti in capitale fisso. Nel 1967 funzionavano sessantasette fabbriche in tutto il Tibet; nel 1975 solo 250 aziende producevano beni di consumo di base: pentole a pressione, attrezzi, piccoli oggetti elettrici. Nel 1993 c’erano già 41.830 piccole imprese, mentre negli ultimi anni il numero è addirittura esploso. Solo dalla metà degli anni novanta il PIL del Tibet è aumentato del 12% l’anno, ossia più dei già eccezionali ritmi di sviluppo della stessa Cina.  Le opere infrastrutturali sono triplicate e il commercio, che fino a una decina di anni fa si svolgeva quasi esclusivamente col confinante Nepal, è cresciuto di 50 volte rispetto al 95. Svariate decine di miliardi di yuan sono stati stanziati per finanziare progetti di infrastrutture che permettano ai tibetani di uscire dal medioevo lamaista e approdare alla modernità usufruendo dei vantaggi offerti dal progresso economico e sociale che sta trasformando la tutta Cina popolare. E’ stata costruita la ferrovia più alta del mondo che mette fine all’isolamento storico tibetano. Dal 1999 al 2020 si prevede di aumentare la produzione di energia elettrica di 3 volte e quella industriale di 14 volte. Internet permette agli abitanti delle valli più appartate a 4.500 metri di altitudine, di connettersi con il mondo. Qizhala presidente della Regione Autonoma ha esposto, in occasione della giornata della liberazione dei servi, i progressi in campo economico, sociale e religioso nel corso del 2016, durante il quale la crescita del PIL, degli investimenti fissi e del reddito pro capite pongono il Tibet al primo posto tra le regioni e province a livello nazionale.

Una delle risorse fondamentali del Tibet è il turismo. Quindici milioni sono i turisti che hanno visitato la regione nel 2014 in aumento del venti per cento l’anno. I voli diretti da e verso il Tibet raggiungono trentatré città. 75.470 sono i chilometri di autostrada

Dati alla mano, questo è ciò che traspare dall’operato del Governo Centrale in Tibet. Tuttavia questa verità viene molte volte fuorviata e travisata in occidente, facendo trapelare un messaggio spesso opposto.

“Posso dire con orgoglio che il Tibet è pieno di vigore come mai prima. Centinaio di fiori stanno sbocciando”, ha detto Qizhala, presidente del governo regionale del Tibet, in chiusura del discorso per celebrare giorno dell’emancipazione dei servi.