La rinascita di un intero villaggio tibetano grazie al Turismo culturale slow
Una mattina d’autunno. L’imponente montagna innevata scompare alla vista tra le nuvole vorticose. Sulla strada dissestata che la circonda, un giovane proveniente da Gangca, piccolo villaggio ai piedi del Monte Kailash, chiede a un turista a cavallo se ha bisogno di una pausa. Perché, a 36 anni, ha lasciato la pastorizia per assistere i visitatori e cambiato la sua vita – liberandosi, così, dalla povertà.
Luogo sacro per i credenti Indù, Buddhisti, Giainisti e Bon, a un’altitudine di 6.638 metri, il Monte Kailash (o Kangrinboqe) attrae ogni anno moltissimi pellegrini e visitatori interni e stranieri. Pertanto, oltre agli alloggi, il villaggio di Gangca ora provvede all’equitazione, al trasporto con gli yak e alla guida per viaggi di tre giorni sui percorsi rispettosi della Spiritualità e dell’ambiente. E lo fa attraverso una società di servizi che porta uno dei nomi della Montagna Sacra, ‘Kangrinboqe’, fondata nel 2018 con il supporto del governo della Contea.
Ogni viaggio di andata e ritorno a cavallo costa 2.370 yuan (circa 300 euro), dei quali 1.860 (236 euro) pagati direttamente alla persona che fornisce il servizio. Ma non finisce qui. Oltre ai corsi di Mandarino, Inglese e Cucina, nel 2019 l’amministrazione locale ha costruito un hotel – e questo ha avuto degli effetti immediati sull’occupazione, perché l’azienda ha cominciato sia ad assumere personale, sia soprattutto a formare i residenti. Che, una volta maturata la sufficiente esperienza, hanno potuto aprire le proprie pensioni familiari e fornire i propri cavalli ai servizi di equitazione, aumentando ancora il loro reddito. Con un’ulteriore conseguenza di questo nuovo tenore di vita: la possibilità, finalmente, di viaggiare nella Regione (Lhasa compresa) e quindi di accedere sia alla Bellezza, sia alle cure mediche prima inaccessibili.
La società ‘Kangrinboqe’ organizza inoltre un festival annuale, che include corse di cavalli e altre tradizioni della cultura tibetana. E siccome tutto questo significa un afflusso ancora maggiore di persone, le strade all’interno del resort non sono asfaltate e l’ingresso in auto non è consentito. Non solo: lungo tutto il percorso, una “Banca della spazzatura” incoraggia alla raccolta i turisti, i pellegrini e i residenti con piccoli regali come portachiavi, cappelli e asciugamani. La spazzatura viene poi portata via, per essere smaltita correttamente.
La trasformazione del villaggio di Gangca è un esempio in miniatura del cambiamento vissuto oggi da tutto il Tibet, che sta crescendo attraverso l’incontro tra Natura e Cultura. Compiendo così anche un’impresa storica: quella di sradicare la povertà assoluta, che stava colpendo 628mila persone. Nella prima metà di quest’anno, il reddito pro capite dei residenti rurali era di oltre 6.700 yuan (848 euro) – con un aumento annuale di oltre l’8 percento. Una crescita che a Gangca promette di continuare, grazie a un nuovo aeroporto e a un possibile futuro servizio di taxi.
Il tutto, come dicevamo, nel più assoluto rispetto spirituale e ambientale. Il pellegrinaggio consiste in una camminata verso il Lago Manasarovar e nella circumambulazione, lunga 53 chilometri, del Monte Kailash – in senso orario per Indù, Buddhisti e Giainisti e antiorario per i Bon. Senza salire in cima, vietata proprio per la sua sacralità. Al contempo, lo scioglimento dei ghiacciai e la riduzione del permafrost assieme allo sviluppo del Turismo hanno imposto a tutti un’attenzione ancora maggiore – tant’è che la Montagna Sacra è inclusa nel progetto International Centre for Integrated Mountain Development, nato nel 1983 per la protezione dell’intera catena himalayana.