Il Tibet sorge tra le alte vette dell’Himalaya. Culla di una delle arti mediche più antiche della Cina, questa isolata regione è stata anche il trampolino di lancio per la diffusione del Buddhismo in Cina. ancora oggi, dopo secoli, tutto il territorio, che esso sia montano o no, è permeato dai monasteri dove i monaci buddisti, seguono le tradizioni in uno splendido connubio di misticismo e religione. Un viaggio in Tibet arricchisce il singolo sia culturalmente, ma può segnare anche un certo cammino spirituale, una sorta di purificazione dell’anima. Oggi vogliamo proporvi alcuni brevi informazioni di viaggio su questa magica e mistica regione.
La religione
Quando parliamo di Tibet, la mente ci rimanda al grandioso palazzo del Potala e a quei templi sperduti tra le alte montagne. Il buddismo, che venne introdotto in Tibet con i maestri tantrici Atisha e Padmasambhava dall’India, si è trasformato nell’arco dei secoli alla forma oggi conosciuta buddismo tibetano, chiamato anche lamaismo. Questo, a differenza di altri rami buddisti, si fonda sul tantrismo indiano, rappresentato da Marpha e Milarepa, che include elementi del Yoga. Perciò è logico ritenere che il nucleo della filosofia buddista tibetana è la cosiddetta via della “ruota grande”, dove la compassione con tutti esseri è porta all’illuminazione e quindi al Nirvana, ma è fallace considerare il Buddismo tibetano come un credo fisso. Al contrario dobbiamo considerare il lamaismo come una filosofia che si costruisce sul “Karma”, ovvero una evoluzione fisica e spirituale che porta all’illuminazione e cioè alla fine di sofferenza individuale immergendo con il universo.
La vita religiosa non si divide fra quella giornaliera, quindi ogni viaggio diventa anche un pellegrinaggio religioso, il “Dharma” diventa la motivazione centrale per raggiungere il “Nirvana” o l’illuminazione.
Le feste principali
Le feste religiose Tibetane sono parte integrante della cultura e della storia dell’intero popolo tibetano. In una atmosfera armoniosa fatta, di coloratissimi costumi, di danze, musicanti, nomadi e monaci, di giochi e mercatini; si riuniscono per fare rivivere anche nel nuovo millennio la loro religione tradizionale e la loro cultura.
Le feste più importanti in Tibet sono: Losar, la festa del nuovo anno tibetano; Monlam, la festa dei monasteri; Saga Dawa, la festa della nascita, illuminazione e morte del Buddha, durante la quale i fedeli tibetani organizzano una grande processione verso Lhasa; la festa di Gyantse, che si svolge con competizioni di tiro con l’arco e corse di cavalli; il “sei-quattro” festival, il giorno dei primi insegnamenti del Buddha, dove si visitano le montagne sacre del Kailash; Shonton, la festa del teatro, a Lhasa, una competizione di danze e di teatro al Norbulingka.
La popolazione
Le millenarie tradizioni, sopravissute nel corso dei secoli nell’altipiano tibetano, ancora sopravvivono a queste altitudini. Lasha è il maggior centro politico-culturale, nonché religioso, della regione, ma la maggior parte dei tibetani ancora vive sparsa nelle praterie o in villaggi, pochi sono quelli che vivono nelle città. Essi sono suddivisi in varie etnie o “clan”, tra i più noti bisogna citare i Khampa, i famosi guerrieri del Tibet. E’ pur vero che tradizionalmente il popolo tibetano è un popolo nomade, quindi nel corso degli anni parecchie etnie si sono trasferite nei paesi vicini: nel Lhadak indiano e gli Sherpa nel Nepal. I nomadi tibetani seguono tutt’ora gli antichi ritmi dei loro antenati vivendo ancora nelle tende. Sono dediti principalmente al pascolo di Yak, l’animale simbolo delle catene montuose Himalayane. Alcuni di loro vivono di commercio, scambiandosi il sale, il burro, il riso con altri prodotti non reperibili nelle loro zone. Per quanto concerne la lingua, il tibetano si distingue in quattro dialetti: quello di Lhasa, del Kham, Amdo e Chamdo.