Oggi intraprendiamo un viaggio diverso, ma non per questo poco avventuroso, in un nuovo sconosciuto, impervio, impressionante. Un labirinto di valli e catene montuose intersecate da profonde gole alpine caratterizza il Tibet più ricco, più abitato e meno conosciuto: è il Tibet orientale, ricco di tradizioni, abitato da genti nomadi e guerriere, un territorio vasto dove le sconfinate praterie vengono ancora solcate dai nomadi tribali di etnia tibetana. In realtà queste aree ( Kham, Amdo e Gyarong) divennero già in epoca imperiale parte delle province cinesi di Sichuan, Yunnan, Qinghai. Fra queste valli è stata scritta l’ultima gloriosa pagina dell’impero tibetano quando i bellicosi e indomiti Khampa e nGolok considerati feroci predoni, gli Amdowa allevatori di yak ed ovini, si opposero strenuamente all’esercito cinese. I quattro grandi fiumi del Kham, nascono tutti da questa parte dell’altopiano tibetano: Salween, Mekong, Yangtse e Yalong. Oltre al corrugato rilievo montuoso, la maggior caratteristica del Tibet orientale sono i pascoli, praterie di alta quota occupati da nomadi dediti alla pastorizia.
Qui si ha la possibilità di vedere e sentire un’atmosfera permeata dalla cultura tibetana. I paesi, i luoghi di culto, la vita quotidiana, tutto riflette antiche usanze e tradizioni che altrove non hanno retto sotto l’influsso omologante della cultura occidentale. Si visitano importanti luoghi di culto buddista, delle sette Sakya, Kalugpa, Nyingmapa e Bon Po. Qui si incontrano le grandi architetture religiose come il Minyak Chakdra Chortena con il suo candido stupa che si innalza al cielo per più di 25 metri, la singolarità dei chorten di preghiere. Si attraversano paesaggi stupendi, dagli ambienti caratterizzati da foreste alpine agli sconfinati pascoli dell’altopiano. Visitare questa regione significherà scoprire un Tibet etnico con le feste d’estate dei nomadi Khampa con le loro tende nere e le mandrie di yak, a volte poche famiglie in alcuni casi centinaia di famiglie Khampa che per una settimana si riuniscono per fare festa. Un Tibet etnico dove sull’altopiano si incontrano le feste d’estate dei nomadi Khampa con le loro tende nere e le mandrie di yak, a volte poche famiglie in alcuni casi centinaia di famiglie Khampa che per una settimana si riuniscono per fare festa.
Alexandra David Neel fu la prima occidentale a cavalcare nelle grandi praterie orientali dello Xizang. La grande studiosa percorse queste terre nei primi decenni del ventesimo secolo, fu la prima occidentale a darne notizia dopo le sue mirabolanti avventure, con i sui libri, che ancora oggi sono classici della letteratura di viaggio e preziosi testi sulla religione Buddista. Parigina raffinata ed indomita si avventura nel Tibet orientale per tentare di raggiungere i grandi templi di Lhasa, la città proibita: vi arriverà, primo civile a riuscirvi, nel 1924. La David Neel attraversa il Tibet Orientale assolutamente sconosciuto agli occidentali, luoghi che resteranno, in parte, ignoti sino ad oggi.
La scoperta del Tibet orientale è un vero e proprio “viaggio alla scoperta” non privo di difficoltà logistiche. Questa regione è infatti caratterizzata da imponenti dorsali montuose divise da profonde gole che si estendono da nord-ovest a sud-est. Questa regione in giugno e luglio subisce gli influssi del monsone estivo che penetra dal golfo del Bengala, le precipitazioni che ne derivano vanno ad alimentare i tanti fiumi che scorrono nelle valli del Kham, i maggiori dei quali sono il Mekong, lo Yangtze, lo Yalong Jiang, e il Salween. Agosto con il finire degli influssi monsonici è il periodo in cui hanno luogo le più grandi feste annuali dei nomadi dell’altopiano. Nonostante il governo centrale da 15 anni cerchi di rendere possibili i collegamenti via terra per 12 mesi all’anno, ancora oggi i risultati raggiunti non sono soddisfacenti, a causa delle impervie condizioni geografiche che rallentano non di poco la contrizione di infrastrutture. Nelle regioni remote del Kham ancora oggi le piste possono subire interruzioni per crolli di ponti o frane, pertanto l’itinerario potrà subire alcune variazioni per ragioni tecnico-operative strettamente correlate allo stato delle piste che permettono l’accesso alle località in programma. I brevi tratti a piedi, semplici camminate da farsi in quota a 3000 / 4000 m, necessarie per visitare i villaggi ed i monasteri, le condizioni delle piste che verranno percorse con i fuoristrada 4×4, l’isolamento dell’area e il livello delle strutture ricettive fanno consigliare questa proposta di viaggio a persone motivate e con buono spirito di adattamento: queste verranno ripagate dalla possibilità di vedere queste regioni abitate da etnie difficili da raggiungere ma proprio per questo più autentiche.