Negli ultimi anni il Tibet sta conoscendo un boom del turismo. Solo nel 2014 ha raggiunto la cifra record di 15 milioni di visitatori e nel 2017 ha toccato quota 17 milioni. Un trend tutto in salita che ha portato la voce turistica a generare un quinto del Pil provinciale e l’indotto impiega circa l’11%.
Tante le scelte. Dal turismo naturalistico a quello di fede, tanti infatti i fedeli lambisti nella Cina continentale, il turismo contribuisce fortemente alla crescita economica della regione che dal 1994 è a doppia cifra. Le migliori infrastrutture e vie di comunicazione, hanno anche facilitato il turismo interno della regione. A riguardo basta pensare che la città di Lhasa ha un incremento annuo di visite di circa 11% su base annua. Non bisogna inoltre dimenticare i progetti frutto di investimenti stranieri. A riguardo il settore più di tendenza è il mercato alberghiero. Il gruppo britannico InterContinental Hotels Group nell’agosto 2014 ha aperto il suo primo resort nella capitale tibetana inserendosi nel solco tracciato dagli apripista Sheraton e St. Regis, quest’ultimo presente dal 2011 quando il turismo contribuiva per il 15% alle entrate provinciali. Tuttavia l’emergenza coronavirus ha fortemente intaccato questo settore. Il Tibet, con l’acquirsi dell’emergenza, si è visto costretto a chiudere i confini.
Le misure messe in campo dall’autorità di Lhasa hanno sì evitato il diffondersi dell’epidemia all’interno dei confini tibetani, ma il contraccolpo sull’intero settore turistico è stato molto pesante. Che la chiusura della Cina agli stranieri approfondirà la crisi del settore turistico tibetano? Presto a dirlo. Intanto le autorità di Lhasa hanno messo in campo un piano di aiuti economici e congiuntamente il turismo interno cinese sembra riprendere, seppur lentamente.