Quando parliamo di Tibet, ci riferiamo solo ad una etnia tibetana? Niente affatto. Nonostante le apparenze, il territorio e la suddivisione della popolazione tibetana è molto più eterogenea di quello che possa sembrare. I Tibetani propriamente detti, i Menba, i Luoba e i Naxi, insieme, sono le quattro grandi etnie tibetane che troviamo sull’Altopiano. Tutte loro professano il Buddismo tibetano, ma ogni ceppo conserva gelosamente le proprie usanze e i costumi. Ma tutte loro si riuniscono per festeggiare insieme gioiosamente, alcune delle tradizionali festività del calendario tradizionale tibetano. Nella regione alcune feste come il capodanno tibetano (Losar), la festa Sagdawa, la festa Wangguo (del raccolto), la festa Xuedun (dello yoghurt) e le cerimonie religiose dei templi sono ereditate e tutelate da secoli. Viaggiare in Tibet durante questi appuntamenti è un vero sollievo e gioia per lo spirito e l’animo.
l Buddismo tibetano è diffuso in Tibet e in Mongolia interna, ed è anche noto come “lamaismo”. Si tratta di un’integrazione tra il Buddismo giunto dall’India e dall’entroterra cinese, con l’antica religione locale Aibetama. Tanti i Gompa e Stupa presenti sul territorio. Generalmente sono enormi e maestosi, dipinti e scolpiti con grande delicatezza. Il palazzo Potala e il tempio di Drepung a Lahsa e il tempio di Taersi, nella provincia del Qinghai, sono capolavori dell’architettura tibetana.
I templi tibetani enfatizzano il mistero della religione. Di solito le sale sono alte ed ampie e recano appesi cilindri di stoffa multicolori. Le colonne sono decorate con broccato, e gli interni sono oscuri, pregni di un’aria di mistero. L’esterno privilegia il contrasto fra i colori: le mura sono dipinte di rosso, con strisce bianche e marrone; le cappelle e le pagode sono bianche, mentre le finestre presentano bordi neri, aggiungendo un senso di mistero agli edifici.