UN VIAGGIO NELLA FORTEZZA DI GYANTSE: LA ROCCAFORTE PIU’ INESPUGNABILE DELL’ASIA CENTRALE

  • by michele
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  • 09 Apr 2017
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Gyantse è una città tibetana sita ad oltre 4 mila metri di altitudine, ed è attraversata dalla “Friendship Highway”, che la collega direttamente con Kathmandu in Nepal.
Posta storicamente lungo la rotta carovaniera verso il Bhutan e il Sikkim e centro del dominio inglese in Tibet nel primissimo novecento, Gyantse è dominata da un forte che le stesse truppe di Sua Maestà consideravano tra le roccaforti più difficili da espugnare in Asia centrale, tuttavia, il maggiore punto d’interesse della città è il Monastero Palkhor Chode, il cui ruolo è unico nel buddismo tibetano in quanto ne rappresenta contemporaneamente tutte e tre le sette: Gelugpa, Sakkyapa e Bhuton. Questo magnifico gioiello di architettura tibetana, risalente al 1418, un tempo ospitava un migliaio di monaci e comprendeva, all’interno delle mura che ancora lo circondano, un’intera cittadina. Delle numerose costruzioni (di cui si ha testimonianza dalle fotografie precedenti all’occupazione cinese) sono sopravvissute due lamaserie, il Kumbum e due templi, all’interno dei quali si possono ammirare le statue laccate di 84 santi in posizione yogica e una superba collezione di 15 mandala murali.
Il Kumbum è il chorten più grande del Tibet e fu costruito nel 1427 da un principe di Gyantse, seguendo un disegno raffigurante un mandala. Conta su quattro serie sovrapposte di cappelle, sormontate da una cupola d’oro risalente al 1440 circa, per un totale di 73 camere affrescate da ben 27.000 figure dell’iconografia buddista. Articolato su 9 livelli, il Kumbum va visitato percorrendo i vari piani in senso orario e scoprendo i passaggi ai piani superiori all’interno delle cappelle: i pellegrini lo percorrono in meditazione, proseguendo verso la cima sovrastata dagli occhi del Buddha. Infine il Dzong (il Forte) è una rocca del XIV° secolo che torreggia sopra Gyantse, offrendo una stupenda vista sulla valle. Teatro nel 1905 della resistenza armata tibetana contro la spedizione punitiva dell’esercito inglese, ne uscì parzialmente distrutta e fu ulteriormente danneggiata durante la Rivoluzione Culturale negli anni ’60, per cui oggi si presenta come scenografica rovina dell’antico forte.